Amputa i genitali alla figlia di 3 anni: a casa aveva una lingua trafitta da unghie
La piccola di 3 anni, quando è arrivata in ospedale nell'agosto 2017, perdeva molto sangue. A provocare l’emorragia era stata la mutilazione genitale realizzata dalla madre, un’ugandese di 37 anni da tempo residente nei sobborghi a est di Londra. La donna ha cercato di giustificarsi dicendo che la figlia era caduta accidentalmente su un oggetto affilato mentre cercava di prendere dei biscotti in cucina. Ma i medici non le hanno creduto e la verità è venuta fuori proprio grazie alla testimonianza della bambina che ha confidato di essere stata tagliata da una “strega”.
E la stregoneria sembra aver ricoperto un ruolo importante nella vita della donna. La polizia, infatti, quando ha perquisito la casa dove viveva la piccola con i genitori a Leytonston, a est di Londra, ha trovato diverse prove che facevano pensare all'uso di rituali magici da parte dell’accusata. "Gli agenti hanno scoperto due lingue di mucca legate assieme su cui erano conficcate unghie e viti”, ha dichiarato il procuratore Caroline Carberry. “Sono state rinvenuti anche 40 limoni e altri frutti che contenevano biglietti con i nomi dei poliziotti coinvolti nelle indagini, dell'assistente sociale, di suo figlio e dell'allora procuratore incaricato del caso”.
Il processo si è concluso venerdì scorso con la condanna della madre a 11 anni di carcere. Durante le udienze, la donna si è dichiarata innocente. "È una grave accusa – ha dichiarato in aula – chi taglia le parti intime ad un bambino non può essere considerato umano”. Ma la giuria non si è lasciata convincere e l’ha dichiarata colpevole. “È una pratica barbara e un grave reato – ha dichiarato la giudice Philippa Whipple – che colpisce particolarmente le più giovani e vulnerabili”. Alla donna, le cui generalità non sono state diffuse per proteggere l’identità della figlia, sono stati inflitti altri due anni per possesso di materiale pedopornografico. Nel Regno Unito, la mutilazione genitale femminile (Fmg) è illegale dal 1985, ma è la prima volta che viene inflitta una condanna per questo tipo di reato. Il padre della piccola, invece, è stato assolto.
Al mondo sono almeno 200 milioni le bambine e donne costrette a subire questa tortura. La maggior parte di loro vive in Africa, Medio Oriente e Asia. La pratica è quasi universale a Gibuti, Guinea e Somalia, dove circa il 98 per cento delle donne e delle ragazze ha subito una qualche forma di mutilazione genitale. In molti casi, sono bambine tra i 5 e 9 anni. Ma la mutilazione genitale femminile riguarda anche i Paesi occidentali, come dimostra il caso avvenuto nel Regno Unito. E non solo, spesso le bambine e adolescenti sono a rischio di essere sottoposte a mutilazione quando tornano nei Paesi d’origine per far visita ai parenti, soprattutto nel periodo estivo quando comincia quella che si conosce come la “stagione del taglio”.
Per Aisha K. Gill, professoressa di criminologia all'Università di Roehampton, nel sudest di Londra, la condanna rappresenta un risultato “storico”. “Per consentire alle vittime di farsi avanti e denunciare – ha detto Gill – c’è la necessità che la legge funzioni e sia efficace”. Anche il sindaco di Londra, Sadiq Khan, è intervenuto sul caso. “E’ un chiaro messaggio – riferendosi a coloro che praticano la mutilazione genitale femminile – che questo atto ripugnante non resterà impunito”.
Il comandante della polizia inglese incaricato della prevenzione della Fgm, Ivan Balhatchet, ha dichiarato che le mutilazioni genitali femminili sono un crimine barbaro e violento. Una violazione dei diritti umani che ha conseguenze per tutta la vita”. Secondo i media inglesi, la bambina che ha rischiato di morire per le ferite provocate dalla sua stessa madre sta meglio. Ma le conseguenze fisiche e il trauma psicologico, purtroppo, le resteranno per sempre.