Amnesty sul Nobel per la pace 2023 a Narges Mohammadi: “È molto malata, sia scarcerata subito”
"Questo premio è un omaggio al coraggio delle donne iraniane che da 13 mesi stanno sfidando repressione brutale. La speranza è che per loro sia motivo di conforto, ma che cambi davvero la situazione".
Così Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, ha commentato a Fanpage.it la notizia dell'assegnazione del Nobel per la pace 2023 a Narges Mohammadi, 50enne attivista iraniana per i diritti umani che da anni si batte per la libertà dei connazionali contro il regime teocratico di Teheran e che al momento si trova in carcere nonostante le sue gravi condizioni di salute.
"Questo è un premio di straordinaria importanza perché a distanza di 20 anni torna a una attivista per i diritti umani dell'Iran – l'ultima era stata nel 2003 Shirin Ebadi", ha spiegato Noury che ha aggiunto: "In questo modo si riconosce l'importanza della lotta per i diritti nel Paese, soprattutto delle donne, in un periodo nel quale questi diritti sono violentemente soppressi. E in secondo luogo è fondamentale perché va ad una persona che è in carcere e ha un disperato bisogno di uscire perché sta malissimo".
Mohammadi, ha precisato Noury, "ha dei problemi cronici legati alle condizioni detentive e alle torture che ha subito, al fatto che ha problemi cardiaci e alterna periodi in carcere a periodi in ospedale. Le sue condizioni sono incompatibile con un regime di detenzione in qualunque al paese al mondo. Ha una embolia polmonare, attacchi di cuore ripetuti e un disturbo neurologico che le provoca convulsioni".
Da qui la richiesta di Amnesty alle autorità iraniane affinché Mohammadi venga immediatamente scarcerata: "Venga lasciata libera di partire per Oslo se le sue condizioni lo permetteranno a ritirare il riconoscimento. Mi auguro anche che a questo Nobel, dal valore profondamente simbolico, seguano pressioni sull'Iran della comunità internazionale a fermare la repressione".