Ammanettati, fucilati e gettati in una fossa comune. Così Israele ha giustiziato 15 soccorritori a Gaza

Ammanettati, giustiziati uno per uno e poi seppelliti in una fossa comune scavata sotto i resti di alcune ambulanze della Mezzaluna Rossa palestinese. L'ennesimo crimine di guerra di Israele nella Striscia di Gaza è stato denunciato dalla Protezione Civile Palestinese, secondo cui almeno quindici operatori umanitari sono stati uccisi a Rafah dopo essere intervenuti in soccorso di civili attaccati dalle truppe israeliane.
Tra le vittime si contano otto paramedici della Mezzaluna Rossa (PRCS), sei membri delle squadre di ricerca e soccorso della Protezione Civile Palestinese e un dipendente delle Nazioni Unite. I corpi sono stati ritrovati in una fossa comune, con segni di numerosi colpi d’arma da fuoco e evidenti segni di esecuzione sommaria.
Secondo il portavoce della Protezione Civile Palestinese, Mahmoud Basal, almeno una delle vittime aveva le gambe legate, un'altra era stata decapitata e una terza ritrovata senza indumenti superiori. Il Ministero della Sanità palestinese ha confermato che alcuni corpi presentavano ferite alla testa e al petto e avevano le mani legate.
Basal ha definito l’episodio "una delle peggiori stragi mai viste a Gaza" e ha accusato le forze israeliane di aver cercato di nascondere il massacro, seppellendo i corpi a pochi metri dai veicoli di soccorso. La Mezzaluna Rossa Palestinese ha espresso sgomento per la strage dei suoi operatori, sottolineando che sono stati colpiti "mentre svolgevano il loro lavoro umanitario".
Jonathan Whittall, responsabile dell'Ufficio per gli Affari Umanitari delle Nazioni Unite in Palestina, ha riferito che la fossa comune era segnalata dalla luce di emergenza di una delle ambulanze schiacciate. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha confermato che si tratta dell’attacco più letale contro operatori della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa dal 2017.
I soccorritori uccisi "indossavano ancora le loro uniformi"
Jonathan Whittall, capo dell'ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite in Palestina, ha ricostruito il massacro in una serie di post su X.
Il 23 marzo, 10 soccorritori del PRCS e sei della Protezione civile sono stati inviati nella zona di Rafah dove erano avanzate le forze israeliane, per soccorrere dei feriti. Le IDF hanno attaccato le cinque ambulanze e il camion dei vigili del fuoco, insieme a un veicolo delle Nazioni Unite arrivato più tardi. I contatti con i soccorritori sono quindi stati persi.
Dopo cinque giorni di tentativi di coordinamento con l'esercito israeliano per raggiungere la zona, alle squadre delle Nazioni Unite è stato concesso il permesso di recarsi sul post, ha affermato Whittall. "Sono stati uccisi mentre indossavano le loro uniformi ed erano alla guida dei loro veicoli chiaramente contrassegnati. Indossavano anche i loro guanti. Stavano andando a salvare vite".
Non solo: le squadre delle Nazioni Unite "hanno incontrato centinaia di civili in fuga sotto gli spari" e "hanno assistito al fatto che una donna è stata colpita alla nuca", ha aggiunto. "Quando un giovane ha cercato di recuperarla, anche lui è stato colpito. Siamo riusciti a recuperare il suo corpo usando il nostro veicolo ONU", ha detto.

Sei giorni dopo aver perso i contatti con i primi soccorritori, le squadre delle Nazioni Unite hanno trovato le ambulanze, il camion dei pompieri e il veicolo delle Nazioni Unite "schiacciati e parzialmente sepolti". "Dopo ore di scavi, abbiamo recuperato un corpo: un funzionario della Protezione Civile sotto il suo camion dei pompieri", ha detto Whittall. Il corpo recuperato venerdì era quello di Anwar Abdul Hamid Al-Attar, un funzionario della missione umanitaria.
Nei giorni successivi "abbiamo recuperato i corpi sepolti di otto PRCS, sei membri della Protezione Civile e un membro del personale delle Nazioni Unite", ha continuato Whittall.

A Gaza più di 50mila palestinesi uccisi
Dall’inizio della guerra a Gaza, nell’ottobre 2023, le forze israeliane hanno ucciso almeno 105 membri della Protezione Civile, 27 paramedici della PRCS, 284 operatori dell’ONU e quasi 1.400 dipendenti del Ministero della Sanità. Il bilancio complessivo delle vittime palestinesi ha superato le 50mila persone, tra cui 15mila bambini.
La comunità internazionale ha chiesto un'indagine indipendente sull’accaduto, mentre le autorità israeliane non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’episodio. La strage di Rafah si aggiunge alle numerose accuse di crimini di guerra che pendono sulle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza.