Alluvione in Libia, si scava ancora tra le macerie: “La maggior parte dei morti si poteva evitare”
Mentre si contano ancora le vittime della tempesta Daniel, che sabato scorso ha colpito la Libia, in particolare la città portuale di Derna, la Procura generale, su richiesta dei vertici politici, ha chiesto che venga aperta una indagine per capire le cause del crollo delle due dighe che hanno provocato lo tsunami d'acqua che ha fatto collassare gli edifici e trascinato in mare centinaia di corpi e sul perché gli avvertimenti sul loro stato pericoloso siano stati ignorati.
La richiesta di inchiesta è arrivata separatamente da entrambe le parti di un Paese diviso tra amministrazioni rivali: da un lato il presidente del consiglio presidenziale della Libia, Mohamed al-Menfi, a Est, e dall'altro il primo ministro ad interim del governo di Tripoli, Abdel Hamid Dabaiba.
La Libia è divisa da anni tra amministrazioni parallele, ma il procuratore generale, Al-Siddiq Al-Sour, è uno dei pochi funzionari rimasti il cui mandato si suppone si estenda in tutto il paese. Derna in particolare ha avuto diverse amministrazioni, ma l’intera area è sotto il controllo dell’Esercito nazionale libico, guidato dall’autoritario generale Khalifa Haftar.
Secondo Wolfram Lacquer, uno specialista della Libia residente in Germania, sentito dal quotidiano inglese The Guardian, ha affermato che sembra che non sia stata effettuata alcuna manutenzione sulla diga più vicina alla città dal 2011, e che il denaro stanziato non sia stato utilizzato. Molti appaltatori stranieri non sono tornati in Libia dopo quell'anno, quando è scoppiata la guerra, perché stavano portando avanti richieste di risarcimento o perché non consideravano il paese sicuro.
Sale il numero delle vittime: il bilancio della Mezzaluna Rossa
La Mezzaluna Rossa libica stima intanto che il bilancio sia di circa 11mila morti e 20mila dispersi, oltre a duemila corpi trascinati in mare dall'inondazione. I funzionari della città portuale di Derna, compreso il sindaco Abdulmenam al-Ghaithi, ritengono invece che potrebbero essere oltre 20mila le vittime. Quelle confermate sono al momento 5.500. Secondo l'Unicef, un terzo dei decessi sono bambini, qualunque sia il numero definitivo.
Molti sono stati sepolti in fosse comuni, mentre i soccorritori continuano a chiedere, oltre all'acqua potabile, sacchi per cadaveri necessari per scongiurare possibili epidemie. Le squadre di soccorso sono riuscite ad entrare in città e stanno raschiando le macerie e le rovine lasciate dall'inondazione.
L'Onu: "Morti si potevano evitare"
Eppure, secondo il capo dell'Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite, la maggior parte delle migliaia di morti causate dalle inondazioni nell'est della Libia "poteva essere evitata", ha dichiarato Petteri Taalas durante un briefing per la stampa a Ginevra, puntando il dito contro la disorganizzazione legata all'instabilità politica che affligge almeno dal 2011 il Paese.