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L'alluvione in Libia del 2023

Alluvione in Libia, il racconto della testimone: “Impreparati, gente sommersa mentre era in spiaggia”

In Libia, la città di Derna e numerosi villaggi sono stati completamente sommersi dalle alluvioni causate dalla tempesta Daniel tra il 10 e l’11 settembre. Il numero dei morti è altissimo e anche quello dei dispersi, il governo ne teme 10mila. La giornalista libica Reem Elbreki ha descritto a Fanpage.it la situazione attuale nel Paese: “È una catastrofe naturale che ci ha colto impreparati”.
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La città di Derna, colpita dalle alluvioni provocate dal ciclone Daniel
La città di Derna, colpita dalle alluvioni provocate dal ciclone Daniel
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La città di Derna, in Libia, è sepolta dall'acqua. Le alluvioni provocate dall'uragano Daniel hanno trascinato con sé migliaia di abitazioni e con esse, anche intere famiglie. Al momento, nel Paese, il bilancio delle vittime è enorme: il governo di Tripoli ha parlato di più di 2.300 vittime, un numero destinato a salire, e più di 10mila dispersi.

"È la prima volta che una simile tragedia si abbatte sulla Libia, i libici non erano pronti a tutto questo e non sono in grado di gestire quest'emergenza. La situazione è stata presa sottogamba fin dal primo momento" ha raccontato a Fanpage.it, Reem Elbreki, giornalista libica in viaggio da Bengasi alla città distrutta di Derna.

Reem Elbreki, giornalista libica, fondatrice di Akhbar Libya 24
Reem Elbreki, giornalista libica, fondatrice di Akhbar Libya 24

Cosa sta succedendo in Libia e a Derna dopo l'inondazione?

Si è trattato di un vero e proprio disastro naturale che ha sconvolto l'intero Paese. I cittadini hanno ignorato la gravità della situazione fin dall'inizio: a Bengasi, il vento era forte, ma alcuni di loro continuavano a raggiungere le spiagge per farsi il bagno nonostante l'esercito libico stesse annunciando lo stato di emergenza. Era tutto fuori controllo, fino a quando sono arrivati i pattuglioni a bloccare le spiagge e le prime notizie sul numero dei morti.

La situazione a Derna e nei numerosi villaggi distrutti dal maltempo è catastrofica. Gli ospedali stanno scoppiando, ci sono migliaia di famiglie sfollate che non sanno dove andare e sono sprovviste di tutto. Manca l'elettricità ed è difficile riuscire a comunicare. Le squadre di soccorso sono inesistenti, l'esercito non è in grado di gestire l'emergenza da solo. Ora sto partendo da Bengasi, per raggiungere la città e portare loro cibo, sacchi per cadaveri e tutto il necessario per poterli aiutare.

Com'è stata gestita l'emergenza dal Governo libico?

Il governo di Tripoli si è accorto di tutto ciò molto tardi, non prendeva nulla sul serio e questo fa capire quanto siano inesperti. All'inizio chiedeva solo ai cittadini di non uscire dalle proprie case, dichiarando lo stato di emergenza per 72 ore, chiudendo scuole e uffici. L’esercito ha perso circa 50 soldati, una cosa che succedeva solo con quando si parlava della guerra. Si sta puntando all'evacuazione totale delle città coinvolte nel disastro.

Nelle ultime ore sei riuscita a comunicare con qualche cittadino libico? 

Ieri sera ho chiamato delle persone che conoscevo, alcune non mi hanno risposto, mentre ad altre ho chiesto se fossero vive e se avessero bisogno di aiuto. Chi mi ha risposto, mi ha detto che tutta la sua famiglia era morta. Interi nuclei familiari sono stati ammazzati e la gente non ha voglia di parlarne. Soffrono in silenzio.

Chi, a livello internazionale, sta aiutando concretamente il Paese?

Derna è una città conosciuta, eppure a livello internazionale sembra che questa città e tutta la Libia siano scomparse dalla cartina geografica. Gli aiuti stanno arrivando soprattutto da turchi, egiziani, marocchini e italiani, questi ultimi dovrebbero arrivare proprio oggi. Abbiamo bisogno, più di tutto, della Protezione Civile, mancano uomini esperti nel gestire simili emergenze.

Infine, vorrei ricordare un'altra cosa importante: in Libia, ci sono tantissimi immigrati clandestini nascosti nei magazzini. Che fine hanno fatto? Sono morti? Non dobbiamo dimenticarci di queste persone, non possiamo disinteressarci della loro esistenza. Altrimenti il rischio è che a questa catastrofe ne seguirà un'altra ancora più grave.

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