Alluvione a Valencia, migliaia di persone in piazza contro il governatore Mazón: “Deve dimettersi”
Decine di migliaia di persone oggi, sabato 9 novembre, sono scese in piazza a Valencia per protestare contro gli errori delle autorità nella gestione della violenta alluvione che la scorsa settimana ha ucciso almeno 220 persone nel sud-est della Spagna.
In testa al corteo di sabato sera, convocato da 68 enti e organizzazioni sociali e partito alle 18 dalla Plaza del Ayuntamiento, dove si trova il Comune, campeggiava uno striscione con la scritta ‘Mazón dimisión', su un'immagine capovolta del governatore valenziano.
Prima dell'inizio della marcia, le portavoci delle associazioni, Ana Oliver e Beatriz Cardona, hanno denunciato "le negligenze del governo della Comunità Valenciana" prima per i ritardi nel lanciare l'allarme alla popolazione e poi per la caotica gestione dell'emergenza.
La marcia si è svolta inizialmente in silenzio, per ricordare le vittime dell'alluvione, poi dal corteo si sono levati slogan contro Mazón ma anche contro il governo centrale, che "avrebbe potuto fare molto di più". A margine della protesta sono state portate decine di paia di scarpe sporche di fango davanti alla sede del governo della Regione.
Ci sono stai anche alcuni momenti di tensione, quando da alcuni gruppi di manifestanti sono stati esplosi petardi contro la sede del Comune. Il forte spiegamento di polizia ha disperso un gruppo che aveva lanciato arance e palle di fango contro la sede dell'amministrazione.
Durante la marcia i manifestanti hanno gridato "Assassini!" e "El pueblo muriendo y Mazon comiendo (Il popolo moriva e Mazon mangiava)", in riferimento al ritardo con il quale il governatore lo scorso 29 ottobre si era unito all'unità di crisi al centro operativo per le emergenze, quando già interi municipi erano già stati travolti dalle alluvioni.
Anche a Madrid si sono radunate centinaia di persone che hanno scandito i cori "Mazón dimettiti" e "Il popolo unito non sarà mai sconfitto". Secondo gli ultimi dati ufficiali, i morti accertati sono 220, di cui 27 ancora non identificati, 50 sono invece i dispersi.