Alluvione a Valencia, la rabbia dei cittadini: “Le contestazioni? Risposta alla totale assenza dello Stato”
"Le contestazioni sono state una risposta alla totale assenza dello Stato. Hanno sicuramente radici storiche, ma oggi le persone sono arrabbiate per quanto accaduto. I nostri giornalisti sul campo mi hanno detto che l'esercito non è mai entrato nella città di Paiporta nei giorni precedenti, mentre domenica, per la visita del Re, hanno ripulito le strade in cui sarebbe passato. I residenti sono rimasti senza nessuna assistenza per quattro giorni ed è normale che abbiano reagito così".
A commentare quanto accaduto domenica 3 novembre a Paiporta, uno dei centri più colpiti dall'alluvione che nei giorni scorsi ha devastato la Comunità Valenciana e ucciso oltre 200 persone, è Vincent Partal, direttore del giornale online spagnolo Vilaweb.
Intervistato da Fanpage.it il giornalista ha spiegato cosa ha spinto le persone ad aggredire i monarchi di Spagna, il Re Felipe e la Regina Letizia, e il primo ministro Pedro Sanchez durante una visita istituzionale. Partal ha chiarito anche le responsabilità del disastro avvenuto pochi giorni fa.
"La legge è chiara: la responsabilità di quanto accaduto è del governo di Valencia, non ci sono dubbi. Il presidente Carlos Mazon è l'unico responsabile di tutto questo perché è stato lui a non aver allertato la popolazione. C'è una legge specifica sul tema delle alluvioni perché sono molto frequenti in questa zona", ha spiegato il direttore.
"Il suo partito ora sta cercando di creare confusione sull'argomento, incolpando il governo centrale che non c'entra nulla. Però nei giorni scorsi, dopo l'alluvione, anche dallo Stato non è arrivato alcun aiuto. – aggiunge – Valencia è come una colonia, a Madrid non interessa cosa accade qui ed è una cosa che sentiamo da sempre. Anche in passato è successo".
"Il governo centrale non è responsabile per quanto accaduto giovedì, ma non ha fatto nulla dopo. – precisa ancora Partal – Le persone hanno reagito contro i politici che non sono interessati alla popolazione, si sentono abbandonate. I sindaci e la società civile si sono organizzati da soli per far fronte all'emergenza e l'unico supporto che molti comuni hanno ricevuto è quello dei volontari".
"Nel 1982 è successa la stessa cosa, in quell'occasione anche io sono andato a spalare il fango in alcune città. Si tratta di una reazione normale, è nella nostra cultura. Ma il giorno della visita del Re le forze dell'ordine hanno addirittura impedito ai volontari di entrare in città per dare aiuto", aggiunge ancora.
Come spiega ancora Partal, il presidente Mazon si sta "nascondendo" da giorni. "Parla solo in televisione, non organizza conferenze stampa con giornalisti per evitare domande. E sta cercando di mettere in mezzo Pedro Sanchez e il partito socialista. Forse perché ritiene che l'unico modo per sopravvivere (e non penso sopravviverà) sia quello di far crede che la colpa di quanto accaduto sia di tutti e non solo sua".
Nella serata di domenica numerosi valenciani hanno protestato sbattendo pentole dalle finestre delle loro case (in Spagna questo tipo di proteste si chiamano caceroladas, ndr) per esprimere il loro malcontento nei confronti della gestione dell'alluvione da parte delle autorità. E anche nei prossimi giorni sono previste manifestazioni.
Parlando delle conseguenze dell'alluvione, Partal spiega: "Da una parte ci sono le conseguenze per le persone. La zona a Sud di Valencia è completamente distrutta e si tratta di una questione che andrà affrontata non solo dal governo spagnolo, ma anche dall'Unione Europea. È sicuramente uno dei peggiori disastri degli ultimi decenni".
"Da un punto di vista politico invece, è probabile che quanto accaduto a Valencia influirà sulla nuova ondata di attacchi contro Pedro Sanchez che già da tempo è bersaglio dell'opposizione che ne ha chiesto le dimissioni dopo aver accusato lui e il suo partito di corruzione. Si tratta di una profonda crisi istituzionale", osserva ancora.
"Ci tengo anche a precisare un'ultima cosa. – dice Partal – Il partito socialista ha parlato del ruolo dei militanti di estrema destra per quanto accaduto a Paiporta. È vero, erano presenti, ma c'erano anche le persone ‘normali'. In queste città l'estrema destra è una minoranza. Quindi, si è trattato di una rivolta popolare e non solo di gruppi di estrema destra, che si sono approfittati della situazione".