Allerta vaiolo delle scimmie in Europa: decine di casi confermati in Spagna e Portogallo
Cresce l'allerta vaiolo delle scimmie in Europa. Decine di casi sospetti o confermati dell'infezione virale rara nel mondo Occidentale sono stati segnalati in Spagna e Portogallo, pochi giorni dopo quelli registrati in Gran Bretagna, spingendo le autorità di Madrid e Lisbona a far scattare l'allerta sanitaria nazionale. Anche l'Organizzazione mondiale sta cercando di fare luce sulla situazione, dal momento che questa malattia virale, nota anche come monkeypox, è endemica in Africa Occidentale ma praticamente assente nel Vecchio Continente, almeno fino ad ora.
Il vaiolo delle scimmie è stato infatti riscontrato in Portogallo, con più di 20 casi sospetti, di cui 5 confermati, nella regione di Lisbona (Ovest). "Questi casi, per lo più di giovani tutti di sesso maschile, presentano lesioni ulcerose", ha precisato la Direzione generale per la salute del Portogallo. In Spagna i casi sospetti sono invece otto e per la conferma si attenda l'esito delle analisi.
Le autorità locali hanno decretato l'allerta sanitaria nazionale, ma hanno assicurato che si tratta di una malattia rara, poco contagiosa tra umani, per la quale non esiste cura ma che generalmente rientra da sola.
Il primo caso di monkeypox in Europa risale al 7 maggio scorso, quando l'Autorità sanitaria inglese (UKHSA) ha reso noto di averlo identificato in un paziente risultato positivo a questo virus di recente tornato in Inghilterra dalla Nigeria, dove si pensa possa aver contratto l'infezione. Ha ricevuto le cure presso l'unità di malattie infettive del Guy's and St Thomas' NHS Foundation Trust di Londra. Nelle ultime due settimane altre sette persone nel Regno Unito sono risultate positive al vaiolo delle scimmie, tuttavia senza legami con i viaggi all'estero. I sintomi più comuni sono febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, gonfiore alle ghiandole linfatiche, brividi, stanchezza, oltre ad eruzioni cutanee sul volto e altre parti del corpo, simili a quelle di altre malattie esentamiche. Il dottor Simon Clarke, un microbiologo dell'Università di Reading, ha detto al Daily Mail che sospetta che i numeri dei casi nel Regno Unito siano già "tra le decine". Ma ha insistito sul fatto che la malattia non si diffonderà come il Covid, aggiungendo: "Sarei sorpreso se dovessimo mai arrivare a più di 100 casi nella sola Gran Bretagna".