Allarme Savina Caylyn: i pirati proibiscono all’equipaggio di parlare al telefono, alcuni marittimi sono malati
Per la redazione di Libero Reporter, quelli appena trascorsi sono stati giorni alla ricerca di un disperato contatto con l'equipaggio della Savina Caylyn che ha portato a un nulla di fatto. Il contatto, dopo svariati tentativi in cui il telefono di bordo era risultato spento, è avvenuto con il mediatore dei pirati somali, l'unico a parlare e a comprendere l'italiano. Poche e laconiche parole quelle concesse alla redazione, che non fanno altre che rigettare nell'angoscia coloro che da mesi seguono le vicende dei marittimi sequestrati.
In un primo tentativo, viene chiesto di poter parlare con il direttore di macchine della Savina Caylyn, Antonio Verrecchia, ma il mediatore nega la possibilità riferendo che l'uomo sta male. Il giornalista, poi, chiede di poter comunicare con il comandante Giuseppe Lubrano Lavadera e anche in questo caso la risposta è negativa. Secondo quanto riferito proprio dal mediatore, infatti, i pirati avrebbero proibito al comandante di parlare al telefono fino a quando non verrà pagato il riscatto. La cifra fissata resta quella di 14 milioni di dollari ma l'armatore della società Fratelli d'Amato si dice disposto a pagarne soltanto 7,5. Una differenza di 6,5 milioni che tiene in ostaggio, ormai da quasi 7 mesi, l'esistenza di 22 lavoratori costretti a vivere in pessime condizioni igieniche, con un pungo di riso al giorno e, come se non bastasse, con problemi di salute.
La situazione dei marittimi sequestrati a bordo della Savina Caylyn sta scuotendo l'opinione pubblica fino a poco tempo fa all'oscuro sulla vicenda, per via del silenzio imposto dalla Farnesina. L'unità di crisi, infatti, in questi mesi ha fatto pressione su stampa e familiari al fine di tenere stretto riserbo sulla questione e sulle trattative. Trattative che, nonostante il silenzio richiesto, non hanno dato alcun esito. Esprimendosi sulla situazione della petroliera sequestrata, infatti, sia il Ministro Frattini che quello della Difesa, La Russa, hanno escluso la possibilità che lo Stato Italiano possa trattare con i predoni del mare.
Sembra, dunque, che l'intervento dello stato Italiano sia piuttosto remoto nonostante la Savina Caylyn sia una motocisterna battente bandiera italiana e, in quanto tale, dovrebbe essere un affare di chiaro interesse per il Paese. Ad ogni modo, durante i 7 mesi di sequestro, nonostante il silenzio istituzionale, non sono mancate le espressioni di solidarietà: a Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli, troneggia lo striscione recante le foto dei 5 marittimi italiani a bordo della Savina con la scritta "AIUTATECI". Un impegno mantenuto dal sindaco Luigi De Magistris a dimostrazione della sua vicinanza alle famiglie e a quanti partecipano a questa tragedia. Da sottolineare, in tal senso, l'impegno del coordinamento di cittadini procidani "Liberi Subito" che dopo le manifestazioni isolane ha in calendario una trasferta a Roma dinanzi alla sede di Montecitorio per richiedere la liberazione dei marittimi ostaggio dei pirati somali.