Allarme nucleare in Giappone. Il primo ministro nipponico: “La situazione a Fukushima è molto grave”
Il primo ministro del Giappone, Naoto Kan, dopo aver promesso la massima trasparenza sulla crisi nucleare che minaccia il suo paese, ha dichiarato che la situazione nella centrale nucleare di Fukushima è ancora "molto grave" e "molto instabile", durante una apparizione televisiva due settimane dopo il terremoto e lo tsunami che hanno devastato il paese nipponico.
Secondo Kan, non è prevedibile l'evolversi della situazione nella centrale anche se il Governo sta facendo tutto il possibile per controllarla ed i vigili del fuoco continuano a lottare contro il tempo per evitare che la situazioni si aggravi ulteriormente. Uno dei tecnici della centrale ha dichiarato che le operazioni di raffreddamento della centrale potrebbero durare più di un mese, mentre ieri tre operatori che lavoravano agli impianti elettrici del reattore numero 3, sono stati contaminati dopo essere entrati in contatto con acqua fortemente radioattiva.
Per questo motivo in Giappone si teme che il reattore 3 abbia subito un danno irreparabile e le misurazioni dei livelli di radioattività dell'acqua, secono l'Agenzia della sicurezza nucleare del Giappone, mostrerebbe la chiara possibilità che le barre di combustibile nucleare in questo reattore siano danneggiate. Un portavoce di questo organismo nipponico ha sottolineato che il livello dell'acqua radioattiva (10 mila volte superiore ai livelli normali) potrebbe provenire dal nucleo del reattore, per cui non si può scartare che ci siano danni alla vasca di contenimento del combustibile usato.
Due dei tre operai sono stati ricoverati per le ustioni in una clinica speciale e saranno trasferiti oggi all'Istituto Nazionale d'Investigazione sulle radiazioni nei pressi di Tokyo. Dopo a notizia degli alti livelli di radioattività, il Governo ha aumentato da 20 a 30 chilometri il raggio di evacuazione nei dintorni della centrale ed ha chiesto agli abitanti della zona di lasciare le proprie case e di recarsi nei rifugi.