Russia-Ucraina, Aldo Ferrari (Ispi): “Se Putin non dovesse vincere in Ucraina rischierebbe di cadere”
Dopo il fallimento dell'assedio per la conquista della capitale ucraina, la Russia ha dirottato i suoi sforzi sull'offensiva sul fronte orientale. Mosca, come ormai è noto, vorrebbe portare a casa il Donbass così come annunciato alla popolazione all'inizio della guerra. Alla vigilia del 9 maggio, Giornata della Vittoria in Russia, la presa di quei territori sembra lontana, ma la deadline per i nuovi obiettivi militari potrebbe essere stata spostata alla metà del mese. Secondo gli Usa, la vittoria di Kiev è possibile se "dotata delle armi giuste". Per il presidente americano Joe Biden, infatti, l'Ucraina può respingere ulteriormente i russi e mantenere l'integrità territoriale, confinando Mosca alla Crimea, annessa nel 2014.
Secondo il Professor Aldo Ferrari, responsabile della sezione Russia all'Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale, un'eventuale sconfitta del Cremlino resta improbabile vista l'inferiorità militare di Kiev. "Qualora si concretizzasse questo scenario però – ha detto in un'intervista a Fanpage.it -, Putin potrebbe cadere, ma Pechino rafforzerebbe i suoi rapporti con Mosca creando un'alleanza che l'Occidente non ha mai voluto".
Biden ha chiesto al Congresso americano altri 33 miliardi di dollari per gli aiuti militari ed è convinto che Kiev possa vincere la guerra. Zelensky può davvero farcela senza compromessi?
Molto dipende da cosa intendiamo per vittoria e cosa intendiamo per sconfitta. Sembrano concetti chiari, ma lo sono fino a un certo punto. Militarmente l'Ucraina non può sconfiggere la Russia, non ne ha le forze. Ha comunque mantenuto una prestazione sul campo nettamente migliore di quello che l'Occidente si aspettava, ma sta perdendo molti territori nel Sud, dalla Crimea al Donbass, anche se l'avanzata russa è lenta. L'Ucraina da questo punto di vista non sta vincendo la guerra, ma ci sono molti modi di interpretare una vittoria. La Russia da una parte ha portato a casa conquiste militari, dall'altra ha dovuto ridimensionare le sue mire nonostante l'ampio vantaggio dal punto di vista dei mezzi bellici a disposizione. In quest'ottica Mosca non sta affatto vincendo. Il successo dell'Ucraina sta nel riuscire a impedire una netta vittoria russa, trattando così da un punto di vista di relativa forza. Questo può ottenerlo con l'appoggio dell'Occidente
Questa guerra potrà mai concludersi con delle trattative o andrà avanti fino alla "sconfitta" di una delle due parti?
Ragionevolmente la guerra si arresterà quando una delle due parti sarà soddisfatta dalla situazione sul campo. Se la Russia riuscisse a conquistare il Donbass potrebbe volere la firma di un accordo con Kiev. In Occidente però ci sono Paesi che non vogliono un raggiungimento di un compromesso: gli Stati Uniti puntano a indebolire la Russia e Putin. Per questo potrebbero spingere Kiev a non accettare nulla che non sia il ritiro delle truppe russe da tutti i territori acquisiti finora. Questo allontana la fine del conflitto. Noi europei dovremmo essere molto più avveduti rispetto a questa prospettiva. L'Europa sembra fingere di non sapere quale sia lo scopo degli Usa.
Se la Russia conquistasse il Donbass, potrebbe vendere in patria questo risultato come la vittoria sperata fin dall'inizio dell'offensiva. Nel caso in cui dovesse fallire invece?
Questa è una domanda cruciale. Il potere personale di Putin si basa ampiamente sul prestigio politico e militare in patria. Finora la popolazione russa ha valutato in maniera positiva l'operato di Putin: economicamente, soprattutto nei primi 10 anni, Mosca ha visto grandi miglioramenti. Dal punto di vista internazionale, invece, è sempre riuscita a cavarsela perché Putin, anche nelle operazioni più rischiose, si è mosso con grande abilità. Non ha commesso errori gravissimi neppure in circostanza come quelle dell'annessione della Crimea, passata in sordina. Se non riuscisse a sconfiggere l'Ucraina, il suo prestigio sarebbe compromesso. La possibilità di una sua caduta in quel caso non sarebbe remota. Potrebbe essere sostituito da una figura legata all'apparato militare russo o ai poteri forti nazionali. Un'altra ipotesi, per ora molto lontana ma che piace agli Usa, è che possa essere rimpiazzato da una figura filo-occidentale.
E invece cosa comporterebbe la sconfitta nei rapporti internazionali con la Cina?
Una Russia sconfitta si avvicinerebbe ancor di più a Pechino. Dal 2014 i due Paesi hanno stretto legami importanti. Per noi si tratta di una vicinanza "in opposizione all'Occidente", per loro di una sorta di "resistenza contro l'egemonia occidentale". La Russia attualmente non regge il passo né degli Usa né della Cina dal punto di vista economico. La sconfitta renderebbe Mosca isolata e ancora più dipendente da Pechino. Di conseguenza i loro rapporti ne uscirebbero molto più forti. L'Occidente non vuole che accada: gli Usa individuano in Xi Jinping il principale competitor e un eventuale avvicinamento a Mosca sarebbe cosa ben lontana dagli interessi della Casa Bianca. Bisogna quindi interrogarsi su quello che sta accadendo: l'operazione di Washington per spingere l'acceleratore sul conflitto potrebbe non essere intelligente.
E Taiwan? La sconfitta militare potrebbe infonderle nuova fiducia?
Le situazioni sono molto diverse. Mosca è più forte di Kiev, ma il vantaggio non è paragonabile a quello che ha la Cina su Taiwan. Pechino ha due elementi di grande vantaggio rispetto alla Russia: il primo è la forza economica che manca a Mosca e il secondo è una leadership molto più prudente. L'esito del conflitto potrebbe far riconsiderare alla Cina eventuali piani di invasione di Taiwan. Xi Jinping è molto più cauto di Putin da questo punto di vista.