“Al Cremlino hanno finito lo champagne”, così Putin celebra la spaccatura tra Trump e Zelensky
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Donald Trump definisce Volodymyr Zelensky “dittatore” e Vladimir Putin subito dopo dice di essere compiaciuto dal lodevole lavoro della diplomazia Usa. L’orchestra Casa Bianca-Cremlino non sbaglia una nota. Solisti e sezioni sembrano accordati alla perfezione. Nella rossa cittadella della capitale russa, “in questi ultimi giorni hanno finito lo Champagne a forza di festeggiare”: è la battuta che circola di più a Mosca. Mentre sui campi di battaglia migliaia di giovani russi vengono mandati al macello per raccattare quanto più terreno possibile prima dell’eventuale negoziato e i soldati ucraini resistono, e muoiono, come possono.
A esser festeggiate, al Cremlino, non sono le menzogne di Trump su Zelensky “dittatore non eletto e con un gradimento del 4% nella popolazione” (ha vinto le elezioni del 2019 col 75% dei voti e secondo gli ultimi sondaggi il suo rating, seppur in calo, è al 57%). Ci sono cose ben più serie da celebrare, già ottenute nel primo faccia a faccia tra i ministri degli Esteri Marco Rubio e Sergey Lavrov in Arabia Saudita.
“La separazione tra due percorsi distinti—le relazioni russo-americane e la guerra in Ucraina—è il principale risultato dei colloqui di Riyadh”, dice a Fanpage.it l’analista russa Tatiana Stanovaya, direttrice di R.Politik. "Dal punto di vista di Putin, si tratta di un esito favorevole. Sebbene ciascun percorso influenzi inevitabilmente l’altro, la divisione rimane vantaggiosa".
Il problema è che mentre Mosca spinge sul primo “percorso”, relegando il secondo a una dimensione collaterale perché non ha fretta di far finire il massacro iniziato tre anni fa, gli Stati Uniti hanno invece interesse a chiudere la guerra subito.
“Il prossimo passo sarà l’avvio di colloqui su un cessate il fuoco, forse in cambio di elezioni presidenziali in Ucraina. Con le prospettive di una soluzione a quelle che Mosca ritiene essere le ‘cause profonde’ del conflitto”, prevede Stanovaya.
Di cessate il fuoco ancora non si è parlato. Più che a chiudere la guerra, la Russia di Putin sembra impegnata con gli Usa di Trump a creare un nuovo ordine mondiale in cui le grandi potenze si dividono le sfere d’influenza. È così, Tatiana?
Per Putin, questa situazione va oltre l'Ucraina; ha implicazioni più ampie. Vede tutto ciò che sta accadendo—gli eventi in Europa, la situazione della Nato, le posizioni espresse alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza e le interazioni tra Zelensky e Trump—come parte di un quadro più grande. Il conflitto in sé è secondario rispetto alle condizioni circostanti.
Crede che siamo tornati a una situazione simile a quella di dicembre 2021? La Russia sembra avanzare richieste simili. Gli Stati Uniti hanno di fatto accettato l’ultimatum del Cremlino, questa volta?
La posizione della Russia è rimasta in gran parte invariata. Quell'ultimatum è ancora sul tavolo. Putin vuole un’Ucraina filo-Cremlino a tutti i costi. Al momento vede un'opportunità e la sta sfruttando al massimo. Se non funziona, continuerà con l’attuale strategia.
Ovvero con la guerra?
Certo. Ma lo scenario è già cambiato significativamente nelle poche settimane da quando Trump è entrato in carica. Indipendentemente dall’esito finale, Putin ha già ottenuto enormi vantaggi.
Pensa che ci sia stato un accordo precedente tra Trump e Putin? Il Premio Pulitzer Bob Woodward sostiene nel suo ultimo libro che abbiano comunicato ampiamente durante la guerra. I recenti commenti di Trump sulle elezioni sono molto simili alle narrazioni del Cremlino.
Non credo ci sia stato un accordo. Per quanto ne so, non è così. La retorica di Trump riecheggia alcuni punti di vista di Putin. Detto ciò, Putin non ha mai affermato esplicitamente che le elezioni in Ucraina siano una soluzione.
Ma ritiene Zelensky un presidente “illegittimo”…
Il Cremlino sostiene che Zelensky non sia legittimo, ma riconosce la legittimità della Rada e del suo presidente. Se si analizzano tutte le dichiarazioni di Putin e Peskov, si nota che non hanno mai affermato esplicitamente che l'Ucraina debba tenere le elezioni. In sintesi, Putin ha sottolineato tre aspetti fondamentali. Il primo riguarda la necessità che la Corte Costituzionale valuti la legittimità di Zelensky. Il secondo è che la Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino, ndr) sia l'unico organo legittimo e, di conseguenza, il suo presidente possa rappresentare l'Ucraina. Il terzo è che, se qualcuno dovesse ottenere legittimità attraverso un'elezione, la Russia sarebbe disposta a dialogare con lui.
Ma non è come chiedere elezioni in Ucraina?
La Russia è interessata ad eventuali elezioni, ma non le considera l'opzione migliore. Sebbene un'elezione potrebbe, in teoria, portare alla rimozione di Zelensky, che rimane l'obiettivo primario della Russia, potrebbe anche destabilizzare l’Ucraina in senso opposto quello utile a Putin. Per Mosca, una soluzione più vantaggiosa sarebbe evitare di aspettare le elezioni e trattare direttamente con il presidente della Verkhovna Rada.
Un problema di tempi, quindi?
Trump sta spingendo per un cessate il fuoco il prima possibile, ma non può garantire in cambio un rappresentante ucraino legittimato per le negoziazioni. Per questo motivo, non sarebbe sorprendente se, a un certo punto, Trump considerasse l’opzione della Verkhovna Rada invece delle elezioni.
Cosa pensa del fatto che Trump incolpi Kiev per la guerra e derida Zelensky? La propaganda russa ha vinto la guerra ibrida contro l’Occidente?
Non sopravvaluterei il ruolo di Putin in questo. L'animosità tra Trump e Zelensky è personale, sebbene l'influenza russa abbia certamente avuto un impatto. È un vantaggio per Putin, ma non interamente merito suo. A Mosca si scherza sul fatto che in questi giorni al Cremlino sia finito lo champagne per festeggiare. Ma Putin e i suoi sono ancora lontani dal raggiungere i loro obiettivi in Ucraina.
Diceva che il Cremlino cerca un accordo più ampio con gli Stati Uniti oltre ai negoziati di pace sull’Ucraina. Può elaborare?
Ci sono diversi livelli di trattativa. Il primo riguarda la ripresa delle relazioni diplomatiche, l'approvazione degli ambasciatori e il ripristino della logistica. Senza questi passi, non possono avviare discussioni serie. Il secondo riguarda l'Ucraina, ma non è ancora iniziato veramente, dato che entrambe le parti devono nominare i negoziatori. Solo una volta raggiunto un accordo sulla guerra potranno discutere questioni strategiche più ampie.
L’inviato speciale Usa per l’Ucraina e la Russia, Keith Kellogg è stato messo da parte da Trump? Le sue ultime dichiarazioni a Kiev sembrano più concilianti nei confronti di Zelensky e dell’ Europa, ben diverse da quelle di Trump…
Dal punto di vista russo, Kellogg non è coinvolto nei negoziati principali. Può rappresentare gli Stati Uniti nei colloqui con l'Ucraina, ma non ha alcun impatto sulle reali trattative con la Russia.
I recenti attacchi informatici russi contro l'Italia, subito seguiti alle dichiarazioni e alle minacce della portavoce del Ministero degli esteri Zakharova contro il nostro Paese, fanno parte di un'operazione di guerra psicologica?
A Mosca non esiste un unico centro decisionale. Le varie agenzie agiscono in modo indipendente e spesso le loro azioni non sono coordinate. Le dichiarazioni di Zakharova potrebbero essere state un segnale, ma chi organizza attacchi informatici non segue necessariamente le stesse priorità del ministero degli Esteri. Non c'è una struttura gerarchica rigida che ordina reazioni a dichiarazioni occidentali, è un sistema più caotico, in cui diversi attori si muovono in base alle proprie responsabilità e sopratutto ai loro interessi personali.