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Afghanistan, proteste con morti e feriti per il rogo del Corano. Chiude l’ambasciata Usa a Kabul

Manifestazioni anti-americane in corso in diverse città del Paese, da Kabul a Jalalabad, a Herat. Nel corso delle proteste, scatenate dal rogo di alcune copie del Corano a Bagram, si contano feriti e una vittima. Su Twitter l’annuncio della chiusura dell’ambasciata a Kabul, con le persone barricate all’interno.
A cura di Susanna Picone
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Manifestazioni anti-americane in corso in diverse città del Paese, da Kabul a Jalalabad, a Herat. Nel corso delle proteste, scatenate dal rogo di alcune copie del Corano compiuto a Bagram, si contano una ventina di feriti e una vittima. Su Twitter l’annuncio della chiusura dell’ambasciata a Kabul, con le persone barricate all’interno.

In Afghanistan sono nuovamente in corso delle proteste contro gli Stati Uniti che hanno portato, durante le manifestazioni, alla morte di almeno una persona mentre si contano una ventina di feriti. Le manifestazioni sono in corso da ieri in diverse zone del Paese e, in particolare a Jalalabad, nell’est dell’Afghanistan, e nella capitale Kabul, dove sono state innescate dalla decisione di bruciare alcune copie del Corano e altro materiale religioso islamico nella base militare americana di Bagram. Un gesto di profanazione che fa discutere e riporta alla mente anche il recente video dei soldati ripresi ad orinare sui cadaveri dei talebani e che è stato compiuto da alcuni addetti della base aerea. L’Isaf (Forza Internazionale di assistenza alla sicurezza) ha ammesso il gesto insieme al comandante della missione Nato in Afghanistan, il generale John Allen, che si è poi scusato con “il nobile popolo dell’Afghanistan”.

Chiude l’ambasciata americana a Kabul – La rivolta è violenta tanto che in via precauzionale l’ambasciata americana nella capitale afghana è stata chiusa con il suo staff all’interno. Una decisione che è stata comunicata tramite Twitter: l’ambasciata americana ha infatti annunciato tramite il social network la chiusura della sede e il fatto che “ogni viaggio è sospeso”. Resta l’invito da parte dell’ambasciata a tutti coloro che si trovano all’esterno di mettersi al sicuro. Nelle strade di Kabul ci sono almeno 500 persone in corteo vicino al Parlamento e alla base americana mentre a Jalalabad sono almeno un migliaio gli studenti che hanno bloccato le principali arterie di comunicazione. I protestanti marciano in corteo al grido di “morte all’America” lanciando sassi e pietre contro Camp Phoenix. Altre proteste sono in corso nella città di Herat.

La notizia della vittima delle manifestazioni è stata resa nota da un medico dell’ospedale che ha assicurato di aver visto il corpo dell’uomo, un giovane che a quanto pare stava partecipando alla manifestazione. Mentre intanto la polizia afghana ha smentito di aver sparato sulla folla, a Kabul i manifestanti hanno bruciato un compound riservato a contractor stranieri danneggiando parte della guesthouse nel compresso del Green Village, dove vivono e lavorano 1500 contractors stranieri.

UPDATE – Sale almeno a otto il bilancio delle vittime registrate nel corso delle proteste anti-Usa in Afghanistan. Sei persone sono state uccise e altre 13 sono rimaste ferite nel distretto di Shinwar, nella provincia di Parwan, come riferito dal portavoce dell'amministrazione locale, Roshna Khalid; altre due hanno perso la vita a Kabul e a Jalalabad.

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