Afghanistan, per le donne divieto di lavorare: Save The Children e altre Ong sospendono attività
AGGIORNAMENTO: Quattro Ong da oggi hanno sospeso la loro attività in Afghanistan, a seguito della decisione dei talebani al potere di vietare alle donne di lavorare in ong internazionali e locali. "In attesa che questo annuncio venga chiarito, sospendiamo i nostri programmi, chiedendo che uomini e donne possano ugualmente proseguire nel salvare vite umane in Afghanistan", hanno affermato in un primo momento Save the Children, il Norwegian Refugee Council e Care Internazionale.
Successivamente anche anche una quarta ong, International Rescue Committee (IRC), ha annunciato la sospensione delle operazioni in Afghanistan. Il divieto delle donne nelle Ong è stato introdotto ieri, in una lettera del ministro dell'Economia Qari Din Mohammed Hanif, con la motivazione che le donne non indossavano correttamente il velo islamico. Il ministro precisava che l'ordine prevede la revoca della licenza per tutte le organizzazioni che non lo rispettano.
Le Ong forniscono servizi di assistenza sanitaria, istruzione, protezione dell'infanzia, nutrizione e sostegno in un contesto di crollo delle condizioni umanitarie. "Abbiamo rispettato tutte le norme culturali e non possiamo lavorare senza il nostro personale femminile, che è essenziale per accedere alle donne che hanno un disperato bisogno di assistenza", ha dichiarato domenica ad Associated Press Neil Turner, responsabile del Norwegian Refugee Council per l'Afghanistan, riferendo che il gruppo ha 468 donne nel suo staff nel Paese.
La presa di potere dei talebani ha mandato in tilt l'economia dell'Afghanistan e ha trasformato il Paese, spingendo milioni di persone nella povertà e nella fame. Gli aiuti stranieri sono cessati quasi da un giorno all'altro. Le sanzioni contro i governanti talebani, il blocco dei trasferimenti bancari e il congelamento di miliardi di riserve valutarie dell'Afghanistan hanno già limitato l'accesso alle istituzioni globali e al denaro esterno che sosteneva l'economia del Paese, dipendente dagli aiuti, prima del ritiro delle forze statunitensi e della Nato.
Il mese scorso, in un'intervista ad AP, un alto funzionario del Comitato internazionale della Croce Rossa, Martin Schuepp, aveva dichiarato che un numero sempre maggiore di afghani lotterà per la sopravvivenza a causa del peggioramento delle condizioni di vita nell'anno a venire e che il Paese si prepara al secondo inverno sotto il dominio talebano.
"Abbiamo iniziato a lavorare in Afghanistan più di 40 anni fa e da allora abbiamo fornito cure mediche a milioni di persone. Sono le donne a renderlo possibile. Senza di loro, non ci può essere assistenza sanitaria", ha scritto su Twitter Medici senza frontiere (Msf).
"Lo staff femminile è ora attivo in tutti gli aspetti dei progetti di Msf. Forniscono servizi di qualità ai pazienti nei centri traumatologici, negli ambulatori, nei pronto soccorso, nei reparti di tubercolosi, nelle sale operatorie e nelle unità di neonatologia e pediatria, solo per citarne alcuni", ha spiegato Medici senza frontiere, sottolineando che "in un Paese che dipende in larga misura dal sostegno umanitario e che deve far fronte a una povertà dilagante alimentata da una disoccupazione alle stelle, le donne svolgono un ruolo fondamentale nella fornitura di aiuti medici e nessuna organizzazione può assistere le comunità locali senza di loro".
"Ricordiamo ad esempio le donne medico e le infermiere che sono rimaste negli ospedali sotto il fuoco vicino a Kabul (1994) o a Lashkar Gah (2021) per curare i pazienti. La conclusione è semplice: escludere le donne dalla vita pubblica mette a rischio tutti".
"Chi esclude le donne e le ragazze dal lavoro, dall'istruzione e dalla vita pubblica non solo sta rovinando il proprio Paese. La persecuzione basata sul genere può anche essere un crimine contro l'umanità. Chiediamo una reazione chiara da parte della comunità internazionale", ha commentato su Twitter la ministra degli Esteri della Germania, Annalena Baerbock.
"Non accetteremo che i talebani facciano degli aiuti umanitari una pedina del loro disprezzo per le donne. Stanno derubando metà della popolazione di un altro diritto fondamentale, violando i principi umanitari e mettendo in pericolo le scorte vitali delle persone", ha aggiunto Baerbock.
Anche la Farnesina si è fatta sentire con un tweet: "Forte preoccupazione dell'Italia per la decisione delle Autorità di fatto di impedire alle donne operatrici umanitarie di lavorare in Afghanistan. Decisione inaccettabile e contraria a principi diritto umanitario. Il ruolo delle donne nelle attività di assistenza è insostituibile".