Afghanistan, Emergency: “Notizie di blitz dei talebani a casa di attivisti e artisti”
Quello che tutti temevano da domenica, giorno della conquista di Kabul da parte dei talebani, sta accadendo. Stando a quanto riferisce Emergency, l'ONG fondata da Gino Strada e sua moglie Teresa Sarti presente in Afghanistan dal 1999, i combattenti stanno entrando "nelle case di ex attivisti, artisti e persone che si erano schierate in passato contro il regime talebano. I talebani entrerebbero nelle case di privati per cercare armi e documenti, che possono rovinare la loro reputazione in città". A dirlo, nel corso del quotidiano briefing con la stampa, Alberto Zanin, coordinatore medico del Centro per feriti di guerra di Emergency nella capitale afghana, il quale specifica che "su questo ci sono solo rumours, non abbiamo notizie dirette". "Ieri sono arrivati nuovi feriti da arma da fuoco dall'aeroporto di Kabul, in tutto cinque o sei persone. Gli scontri in aeroporto sono una realtà ancora viva e presente: è l'unico posto in cui continua ad esserci caos e tensione. Si parla di diecimila persone che cercano di prendere voli di evacuazione". Zanin ha aggiunto che "i pazienti feriti che arrivano dall'aeroporto nel nostro ospedale non hanno voglia di parlare in merito a quanto gli è accaduto".
Ieri il coordinatore medico del Centro per feriti di guerra di Emergency ha lanciato un appello: "Chiediamo alla comunità internazionale di non abbassare l’attenzione su quello che sta accadendo in Afghanistan. Il grande rischio è infatti che, con il calare dell’attenzione mediatica e politica, una serie di problemi legati all’avvento di questa nuova dirigenza cadano nell’oblio". A destare preoccupazione ora è soprattutto la situazione nella Valle del Panshir, unica area ancora nelle mani del governo in cui si stanno radunando le rimanenti truppe dell’esercito, dove Emergency gestisce un Centro medico-chirurgico e il Centro di maternità Valeria Solesin. Rossella Miccio, presidente dell'ONG, ha comunque ribadito la determinazione dell’organizzazione a portare avanti la propria attività nel Paese. "Noi continuiamo con il lavoro che stiamo facendo dal 1999 con tre ospedali e circa 40 cliniche in varie provincie, siamo estremamente preoccupati per i civili afghani che sono stremati da oltre 40 anni di guerra. Ci sono migliaia di persone che stanno scappando in aeroporto, e ci sono milioni di afgani nel Paese che non vanno abbandonati. Noi continueremo a rimanere per garantire uno dei pochi presidi sanitari aperti e gratuiti per curare le vittime, nonostante questa situazione di attesa e di incertezza".