Afghanistan, chi sono le “bacha posh”: bambine costrette a vestirsi da maschi per avere una vita
È una tradizione antica che accomuna il Pakistan e l'Afghanistan e che vede la sua nascita agli inizi del 1900: è quella delle bacha posh, bambine costrette a rinnegare la propria identità, trasformandosi in maschi. Lo fanno tagliando i capelli e indossando abiti maschili, aiutando le proprie famiglie in quei compiti che di solito spettano solo agli uomini di casa e di fatto riuscendo anche ad avere sprazzi di vita e di libertà. Una tradizione sulla quale i Talebani non si sono ancora espressi ma che sembra, come traspare dal racconto della vita della piccola Sanam, essere tornata fortemente in uso proprio perché l'unico strumento di apparente libertà per le bambine afghane.
Di fatto si tratta di una trasformazione momentanea visto che le bambine che vengono poi scelte dalle famiglie per diventare i nuovi maschi di casa, raggiunta la pubertà, devono vestire di nuovo i panni femminili. Cosa che può creare danni permanente nella psiche di un'adolescente oltre al fatto di creare confusione sulla propria identità e avere difficoltà nel riadattarsi alle regole restrittive imposte dalla società afghana alle donne. Quando le famiglie scelgono di avere una bambina bacha posh lo fanno per i motivi più disparati: perché una pratica tradizionale, perché i padri non hanno avuto figli maschi ma solo femmine ed è questo motivo di vergogna per una società patriarcale, per necessità di supporto alla famiglia o anche solo per scaramanzia, perché in molti credono che porti fortuna per la nascita di un futuro figlio maschio.
Sanam, che oggi ha 8 anni e vive a Kabul, da qualche mese indossa abiti maschili e si fa chiamare Omid. Il padre ha perso il lavoro a causa della crisi economica in cui è precipitato l'Afghanistan e ha così deciso di lanciarsi nella vendita delle mascherine per il Covid. Il più grande dei fratellini di Sanam ha 11 anni e causa di un infortunio ha perso l'uso delle mani e a quel punto i genitori hanno deciso di avere un bacha posh. Una scelta dettata dalla povertà e dalla disperazione, spiega la madre: “Non abbiamo un figlio che lavori per noi e suo padre non ha nessuno che lo aiuti. Quindi la considererò mio figlio fino a quando non diventerà un'adolescente".
Ma Sanam non sembra disdegnare la cosa, anzi: "È meglio essere un ragazzo… indosso jeans e giacche, e vado con mio padre al lavoro", le parole della piccola che adora andare al parco con gli amici di suo fratello e giocare a cricket e calcio. Una volta cresciuta, ha detto Sanam, vuole diventare un dottore, un comandante o un soldato, o lavorare con suo padre. E tornerà ad essere una ragazza. Najieh invece, che oggi di anni ne ha 34, è sposata e con quattro figli, ricorda con nostalgia i suoi anni in cui vestiva da ragazzo: "In Afghanistan i ragazzi sono più preziosi – ha detto – non c'è oppressione per loro, non ci sono limiti. Ma essere una ragazza è diverso. Vieni costretta a sposarti giovane". Najieh, che dopo la salita al potere dei Talebani, ha perso il lavoro come insegnante, spiega: "Essere un uomo è meglio che essere una donna. Per noi è tutto difficile. Se fossi un uomo, potrei essere un insegnante. Vorrei poter essere un uomo, non una donna. Per fermare questa sofferenza”.