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Addio Naomi Parker Fraley, l’operaia che ispirò il manifesto simbolo del femminismo

Naomi Parker Fraley lavorava per la Marina Militare statunitense durante la Seconda Guerra Mondiale: la sua immagine, capeggiata dalla scritta We Can Do It, è diventata decenni dopo un’icona del femminismo.
A cura di Davide Falcioni
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Un fazzoletto rosso a pois bianchi sulla testa, le maniche della camicia di jeans arrotolate, un bicipite in bella mostra e lo sguardo fiero. E' la descrizione di un'icona della comunicazione del ‘900, "Rosie the Riveter" (Rosie la rivettatrice), una delle più importanti rappresentazioni del lavoro delle donne statunitensi nelle fabbriche durante la Seconda Guerra Mondiale. Ebbene, Naomi Parker Fraley, l'americana che ha ispirato l'emblematico manifesto, è morta ieri, lunedì 22 gennaio, all'età di 96 anni. Ad annunciarlo è stato il New York Times, che ha chiarito – tra le altre cose – come tra le molte figure che si ritiene potrebbero avere ispirato il manifesto quella di Naomie Parker Fraley è la più "legittima".

Le ricerche della vera Rosie the Riveter ebbero inizio nel 2010 e furono condotte James J. Kimble, che ben presto divenne ossessionato da quel manifesto. Solo nel 2016, dopo sei anni di studi, lo storico comunicò che la donna che aveva ispirato quell'opera era stata probabilmente Naomi Parker Fraley, una ex operaia della Marina Militare americana, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il manifesto fu mandato alle stampe dal pubblicitari J. Howard Miller nel 1943: sopra al disegno della donna a braccia conserte la scritta "We can do it", "possiamo farlo". La campagna non era destinata a un pubblico di massa ma solo a un settore della popolazione statunitense, in agitazione per i continui scioperi.

Chi era Naomi Parker Fraley

Finito nella "soffitta" della storia per decenni, il poster riemerse chissà come all'inizio degli anni '80 diventando immediatamente un simbolo del femminismo: molte lavoratrici delle fabbriche si identificarono con l'immagine di "Rose", con quello sguardo fiero. Nessuno sapeva ancora chi fosse la donna ritratta: si trattava di Naomi Parker, nata a Tulsa, in Oklahoma, nell'agosto del 1921. Terza di otto figli , suo padre si chiamava Joseph Parker ed era un ingegnere minerario mentre sua madre Esther Leis e faceva la casalinga. Nel 1942, dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbor, la ventenne Naomi andò a lavorare alla Naval Air Station di Alameda insieme alla sorella diciottenne Ada. Fu proprio in fabbrica che venne ritratta, diventando un'icona del femminismo.

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