Addio ad Elizabeth Taylor: omaggio agli occhi viola di Hollywood
Non è facile scrivere di Elizabeth Taylor, ad un giorno dalla sua morte. Sarà che l'emozione è ancora forte dato che l'ultima grande diva di una Hollywood dell'età dell'oro ormai svanita, ci ha lasciati. Sarà che lei, Liz, è stata sempre così singolare: di una bellezza incredibilmente insolita, come insoliti erano i suoi spettacolari occhi viola; dalla carriera decisamente particolare e dalla vita privata altalenante, estrema, implacabile, intensa; dall'umanità sorprendente ed inaspettata.
Innanzitutto Elizabeth è stata una grandissima attrice; lontana dai ruoli di fidanzatina e femme fatale monolitica che per la sua bellezza avrebbero potuto assegnarle quasi automaticamente, si scelsero per lei, approfittando della sua intensità recitativa ed espressiva, per lo più ruoli che prevedevano una fortissima introspezione psicologica. Dopo gli esordi da giovanissima che tutti ricordano con Torna a casa Lassie! e Piccole donne , dunque, eccola alle prese con personaggi complessi e difficili come in Un posto al Sole, L'albero della vita, La gatta sul tetto che scotta: film in cui, oltre a mostrare semplicemente il proprio talento, riesce a creare un legame con lo spettatore che assiste facendosi trasportare nel mondo emotivo dell'attrice; la sua camminata sulla passerella in mezzo ai matti internati in Improvvisamente l'estate scorsa, giusto per citare un episodio, la sua capacità di mostrare disprezzo, orrore e paura cieca allo stesso tempo, è uno degli esempi più fulgidi della sua straordinaria dote. Per questa interpretazione, difatti, nel 1959 ottenne la nomination all'Oscar, la terza consecutiva.
Nel 1961, finalmente, avrebbe vinto la statuetta degli Academy Awards per la sua interpretazione in Venere in Visone seguita pochi anni dopo, nel 1967, da una seconda per Chi ha paura di Virginia Wolf: in entrambi i film, accanto a Liz erano stati presenti i due mariti, prima Eddie Fisher, poi Richard Burton, conosciuto nel 1963 sul set del kolossal Cleopatra.
Eppure, parlare solo della sua straordinaria e meritata carriera al cinema, sarebbe davvero riduttivo; perché Elizabeth Taylor fu protagonista a tutto tondo, non solo grazie alle sue superiori interpretazioni ma anche in virtù della propria infaticabile vita privata. Otto mariti, di cui uno, Richard Burton, sposato due volte, un amore mai finito che fa sorridere tutti i sognatori romantici (volontà di entrambi, indipendentemente da come si sarebbero evoluti i loro rapporti, era di essere sepolti vicini), quattro figli, tantissimi amici per i quali non si è mai risparmiata: Rock Hudson, omosessuale di cui la Taylor si sarebbe inizialmente invaghita sul set de Il Gigante, e a cui rimase legata da un'amicizia intensa e sincera fino alla morte di questo sopraggiunta per l'AIDS; non a caso, l'attrice è stata sempre in prima linea nella lotta alla terribile malattia, istituendo essa stessa una fondazione che fino al 1999 è riuscita a raccogliere 50 000 000 di dollari. E Michael Jackson in favore del quale testimoniò anche all'ultimo processo che vedeva la popstar accusata di pedofilia.
La passione per i gioielli, di cui oltre a possedere numerosi e rarissimi esemplari (il celeberrimo diamante Taylor-Burton) decise anche di diventare creatrice, istituendo una società per questo; accanto all'impegno umanitario che le ha fatto ottenere nel 2001 da Bill Clinton il Presidential Citizens Medal, medaglia assegnata ai cittadini statunitensi che si sono distinti per "un impegno o dei servizi esemplari".
Ma anche la sregolatezza, l'alcolismo, la depressione, le cadute e le risalite: tutto questo è stata Elizabeth Taylor, dietro i suoi bellissimi occhi viola. La protagonista di scandali e gossip, la regina delle cronache, per i suoi amori, ma anche per i suoi problemi che un certo tipo di stampa non sente mai l'esigenza di passare sotto silenzio per rispetto. La sua vita, tutta, nelle sue grandezze e nelle sue inevitabili miserie, è stata un sogno. E con i suoi film, noi, continueremo a sognarla così, bellissima e implacabile.