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Addio ad Amal, la bimba diventata il simbolo della sofferenza di milioni di bambini in Yemen

Amal è morta di fame. Aveva solo 7 anni e l’immagine del suo corpicino denutrito era diventata il simbolo della guerra in Yemen. Un conflitto che si trascina da più di tre anni nell’indifferenza generale. Oltre 10mila morti e una crisi umanitaria spaventosa: come Amal, 1,8 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta grave e rischiano ogni giorno di morire.
A cura di Mirko Bellis
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Amal Hussain, la bimba di 7 anni morta di fame in Yemen (CreditCreditTyler Hicks/The New York Times)
Amal Hussain, la bimba di 7 anni morta di fame in Yemen (CreditCreditTyler Hicks/The New York Times)

Amal è morta di fame a soli 7 anni. La sua immagine – immortalata dal premio Pulitzer Tyler Hicks e pubblicata sul New York Times – è diventata il simbolo della sofferenza di milioni di bambini yemeniti. Minori denutriti, decimati dal colera e da altre malattie facilmente curabili, falcidiati dai continui bombardamenti dei raid aerei della coalizione guidata dall'Arabia Saudita e dai suoi alleati. In Yemen, dove il conflitto si trascina dal marzo del 2015, sono milioni i piccoli che rischiano la tragica fine di Amal.

Amal, che in arabo significa “speranza”, non è sopravvissuta agli stenti e alle privazioni della guerra. E’ morta in un campo profughi in cui viveva con la famiglia. “Il mio cuore è spezzato. Amal sorrideva sempre. Ora ho paura per i figli che mi rimangono", ha detto la mamma della piccola al New York Times durante la telefonata in cui ha annunciato la morte della sua bambina. “Abbiamo trovato Amal in un centro sanitario ad Aslam, a 90 miglia a nord-ovest della capitale, Sana”, ha scritto Declan Walsh, l’autore del reportage.  “Era sdraiata su un letto con sua madre. Gli infermieri le davano latte ogni due ore, ma lei vomitava regolarmente e soffriva di diarrea”. “Una foto che aveva scosso il mondo intero ma, come spesso capita, non ha prodotto alcun cambiamento nella sua vita e in quella di oltre 11 milioni di bambini yemeniti che necessitano di assistenza umanitaria immediata”, dichiara Unicef. “I civili in Yemen non stanno morendo di fame, li stanno facendo morire di fame. Facciamo sapere che la peggiore carestia del nostro tempo è interamente provocata dalle parti in conflitto in Yemen e dai loro sponsor internazionali”, aveva scritto solo pochi giorni fa Jan Egeland, segretario generale del Consiglio norvegese per i rifugiati.

La guerra che da più di tre anni Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti stanno combattendo in Yemen contro le milizie Huthi appoggiate dall’Iran, ha portato alla distruzione della già precaria economia locale. E le notizie che giungono dal Paese mediorientale non fanno ben sperare. La coalizione a guida saudita, infatti, ha intenzione di schierare altri 10mila militari per sferrare l’attacco decisivo al porto di Hodeidah. “Se il porto dovesse essere attaccato, danneggiato o bloccato, circa 4 milioni di bambini sono a rischio carestia in tutto il Paese”, l’allarme lanciato da Unicef. “Le famiglie che non possono più permettersi generi alimentari di base potrebbero presto unirsi ai 18,5 milioni di persone che stanno già patendo la fame”, avvertono le Nazioni Unite.

In Yemen, il mondo assiste impotente ad una delle peggiori crisi umanitarie degli ultimi anni. Malattie come il colera stanno decimando un’intera generazione, nell'indifferenza generale. Quasi due milioni di bambini soffrono di malnutrizione. Il costo di cibo, carburante e acqua è salito alle stelle mentre il valore della valuta nazionale è crollato seminando povertà e carestia ovunque. “Alimenti come farina, fagioli, olio, zucchero e sale per una famiglia costa il 25 per cento in più oggi rispetto a solo tre settimane fa. “Se i prezzi del cibo aumentano solo un po’ di più, sarà la fame per centinaia di migliaia di persone”, affermano le Ong sul campo.

L’escalation di violenza delle ultime settimane non ha fatto altro che aumentare il numero di sfollati e disperati in fuga dai bombardamenti. Gli ospedali sono prossimi al collasso, senza medicinali e sotto attacco dei raid aerei. “Il sistema sanitario non esiste più – denuncia Amnesty international – si stima che metà degli ospedali siano attualmente inutilizzabili perché colpiti dai combattimenti, mentre le strutture ancora funzionanti soffrono della carenza di personale e attrezzature. Non ci sono più farmaci. Si muore ogni giorno di patologie facilmente prevenibili come il colera, il morbillo o la difterite o facilmente curabili come polmoniti, malaria e malnutrizione”.

“Si profila un'ennesima strage di bambini innocenti a causa di questa catastrofe umanitaria”, ha dichiarato Andrea Iacomini, portavoce italiano dell'Unicef. “Ora Amal è morta. Mohammad, Aseel e Salwa invece stanno lottando per sopravvivere tra le macerie. Mi chiedo – conclude Iacomini – quante foto ancora dovremo vedere prima di abbattere il muro dell’indifferenza su questa terribile guerra?”

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