“Abwab”, il giornale fondato a Colonia dai rifugiati in Germania
Mentre continuano a susseguirsi notizie sulle violenze della notte di Capodanno a Colonia, la Germania pensa a una stretta sulle espulsioni e a un'irrigidimento delle norme sul diritto d'asilo. La pressione su un'inasprimento delle leggi si è fatta ancora più forte dopo l'attentato di ieri a Istanbul, in cui sono morti cittadini tedeschi. Nel paese soffiano venti anti immigrati, tra manifestazioni razziste di Pegida e ronde organizzate sui social network per picchiare stranieri. Secondo un sondaggio condotto da Bild dopo la notte di Capodanno, il 63% degli interpellati ritiene che in Germania ci siano troppi rifugiati. Sulla cancelliera Angela Merkel e sul governo piovono critiche, in particolare per quell'accoglienza "illimitata" dei che – per ultimo il New York Times – qualcuno ha definito "folle". La Germania nel solo 2015 ha registrato oltre 1 milione di richieste d'asilo.
Proprio dalla Colonia delle violenze di San Silvestro e delle polemiche che ne sono seguite, un rifugiato di origine siriano-palestinese, Ramy Alasheq, ha fondato un giornale in arabo che racconta la vita di chi è fuggito dal proprio paese per arrivare in Germania. La pubblicazione si chiama "Abwab", che significa "porte", ed è diretta proprio a quel milione di persone arrivate nel 2015. Il primo numero è uscito il primo dicembre 2015, in 25mila copie distribuite nei campi profughi e nei centri per rifugiati. La storia è stata raccolta da AlJazeera, che ha incontrato Alasheq, che è giornalista, poeta e attivista.
Dopo essere stato in carcere in Siria e in Giordania a causa dei suoi scritti, nel 2014 Alasheq è partito dal campo profughi assediato di Yarmouk, a Damasco, alla volta della Germania, grazie a una borsa di studio. Arrivato in Europa, è stato accolto da una famiglia di Colonia. "Hanno fatto tanto per me. Una volta ho ringraziato Cristina – la madre nella famiglia – per tutto. Lei mi ha detto ‘non ringraziarci, abbiamo solo aperto la porta'", ha raccontato Alasheq. Da lì l'ispirazione per il nome del giornale: "porte" da aprire per accogliere.
La redazione è composta da rifugiati volontari siriani e iracheni, che lavorano tra loro a distanza, con Skype o Dropbox. Sul giornale vengono pubblicate notizie sul conflitto in Siria, ma anche nformazioni legislative utili a coloro che cercano asilo, pagine sulle persone scomparse, un decalogo in "dieci passi" per l'integrazione e approfondimenti. L'iniziativa è stata appoggiata da Human Rights Watch Germania, secondo cui si è trattato di un fatto assolutamente positivo che si aggiunge alle altre iniziative della collettività. "Se i rifugiati che vengono qui non sono guidati da qualcuno, non vengono informati", ha detto il direttore Wenzel Michalski.