Abusi su bimbi di 15 mesi, l’Interpol scopre rete di pedofili: liberati 50 bambini
L'Interpol ha liberato 50 bambini finiti nelle mani di una rete di pedofili. L’operazione Blackwrist (Polso nero, ndr), dal nome di un braccialetto indossato da uno dei criminali, è stata lanciata nel 2017 in seguito alla scoperta sul dark web di video e foto con gli abusi su 11 bimbi, tutti di età inferiore ai 13 anni. Le immagini poi hanno cominciato a circolare anche su un sito a pagamento che contava circa 63mila abbonati in tutto il mondo. A gestire la pagina pedopornografica erano il tailandese Montri Salangam e l’australiano Ruecha Tokputza, quest’ultimo condannato venerdì scorso a 40 anni di carcere da un tribunale di Adelaide.
Secondo una nota diffusa oggi dall'Interpol, per anni il sito ha pubblicato ogni settimana nuove immagini con le violenze ai bambini. L’individuazione dei pedofili è stata particolarmente complicata perché questi evitavano di mostrarsi, travisando il viso anche delle loro stesse vittime. Gli agenti dell’Interpol sono partiti da alcuni particolari fisici dei bimbi per cercare di capire la nazionalità degli 11 piccoli che apparivano nei video pedofili. L’altro passaggio chiave delle indagini è stato individuare gli amministratori del sito. Un lavoro di squadra a cui hanno partecipato diverse polizie di tutto il mondo.
Nel novembre 2017 sono state identificate alcune delle vittime e, due mesi dopo, sono arrivati i primi arresti. In Thailandia è stato catturato Montri Salangam, l'amministratore principale del sito web. Era lui ad abusare degli 11 minori, uno dei quali era suo nipote. Da quando è emerso, il pedofilo attirava i bambini a casa sua con l’inganno, offrendogli del cibo o con la proposta di giocare a dei videogames. Mentre grazie alla collaborazione della polizia federale australiana si è giunti al secondo aguzzino, Ruecha Tokputza, un uomo di 31 anni di Adelaide. Gli agenti hanno trovato sul suo telefono e personal computer oltre 600 video e migliaia di immagini pedopornografiche scattate sia in Thailandia sia in Australia: la vittima più piccola aveva solo 15 mesi.
Nel giugno scorso, Salangam è stato condannato a 146 anni di carcere con l'accusa di violenze sessuali su minori, traffico di esseri umani, detenzione e distribuzione di materiale pedopornografico. E il 17 maggio, anche Tokputza è stato giudicato colpevole da un tribunale australiano. La maggior parte delle vittime viveva in Thailandia dove Tokputza si recava spesso come un turista sessuale, “un predatore sessuale di minori”, come lo ha definito il tribunale. “Lei è il peggior incubo per un bambino, è l’orrore di ogni genitore, una minaccia per la comunità”, con queste parole il giudice distrettuale ha condannato Tucputza a 40 anni di carcere. E’ la pena più alta inflitta finora in Australia per dei reati di pedofilia. Anche un insegnante di scuola materna vicino a Tokputza è stato condannato a 36 anni di carcere per gli stessi crimini.
L’operazione di polizia internazionale che ha portato alla liberazione delle 50 vittime dei pedofili non è ancora conclusa. Le indagini proseguono in tutto il mondo: le forze dell’ordine sono impegnate in quasi 60 Paesi e si spera ci siano nuovi salvataggi di bambini. L’Interpol, infatti, ritiene che almeno altri 100 minori siano finiti nella rete dei pedofili e gli agenti sono al lavoro per cercare di identificarli. Sono previsti, inoltre, ulteriori arresti in Thailandia, Australia e Stati Uniti. Eric McLoughlin, un agente dell'Homeland Security Investigations (Hsi) americana, ha dichiarato che negli Usa sono state fermate numerose persone, tra cui un individuo che ha abusato del fratellastro di due anni.
“L’operazione Blackwrist manda un chiaro messaggio a chiunque abusi di un bambino e ne condivida le immagini online: noi vi vigiliamo e sarete assicurati alla giustizia”, ha detto il segretario generale dell'Interpol, Juergen Stock. “Ogni immagine di violenza verso un minore è la prova di un crimine – ha concluso Stock – e l’Interpol fornirà tutto l’aiuto possibile alle polizie per identificare e salvare le vittime in tutto il mondo”.