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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Abu Mazen: “Con Israele vogliamo vivere in pace, noi pronti a prendere il controllo della Striscia”

Il leader palestinese Mahmoud Abbas, detto Abu Mazen, nei giorni scorsi era in Italia per alcuni incontri diplomatici. In una lunga intervista la guida dell’Anp ha parlato del motivo della visita e la sua posizione sulla guerra tra Israele e Palestina. “Sapete quando la gente dimentica il male che ha vissuto e riesce a fare pace? Quando c’è giustizia”, ha detto Abbas.
A cura di Eleonora Panseri
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Il leader palestinese Abu Mazen
Il leader palestinese Abu Mazen
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"Non vogliamo vendicarci contro il governo israeliano che usa la forza contro il nostro popolo. Vogliamo usare solo vie politiche, diplomatiche e legali".

A parlare è Mahmoud Abbas, detto Abu Mazen, il leader palestinese che nei giorni scorsi era in Italia per incontrare papa Francesco, Giorgia Meloni e Sergio Mattarella. In una lunga intervista al Corriere della Sera, la guida dell'Anp (Autorità nazionale palestinese) ha parlato del motivo della visita e la sua posizione sulla questione israelo-palestinese che da decenni dilania il Medio Oriente.

Chiediamo "di lavorare con noi per la creazione dei due Stati. Quindici milioni di palestinesi meritano di avere diritti e giustizia. Di vivere in sicurezza, stabilità e prosperità nel proprio Stato, la Palestina, con la sua capitale Gerusalemme Est. Vogliamo vivere in pace accanto allo Stato di Israele, che riconosciamo da 30 anni".

"Le bombe dell’esercito israeliano hanno fatto 150 mila vittime tra morti e feriti e distrutto l’80% di Gaza: siamo qui per essere ascoltati", ha aggiunto il presidente.

Al Pontefice, al Presidente della Repubblica e alla premier Abu Mazen ha chiesto sostegno per il riconoscimento della Palestina e di avere un ruolo centrale nei negoziati di pace. L'89enne ha anche detto di avere contatti sia con il presidente Usa in carica Joe Biden che con il neo eletto Donald Trump

Abbas ha raccontato di aver avuto con il tycoon "una lunga telefonata in cui ho affrontato il tema della fine della guerra e della realizzazione di una pace duratura con il coinvolgimento dell’Arabia Saudita […]. Gli americani sono interessati a un processo di normalizzazione con i sauditi, ma Riad non vuole la normalizzazione con Israele se prima Netanyahu non riconosce la Palestina".

Il leader palestinese ha anche commentato alcune recenti dichiarazione di Hamas. Il gruppo si è detto disposto ad accettare un accordo di cessate il fuoco con la presenza temporanea delle Forze di Difesa israeliane (Idf) a Gaza.

Gaza in macerie
Gaza in macerie

"Non posso parlare per loro. Noi lavoriamo seguendo il diritto internazionale: c’è una risoluzione dell’Onu, la 2735 proposta dagli Usa, che prevede la liberazione degli ostaggi, il cessate il fuoco, il ritiro totale di Israele dalla Striscia, Corridoio Filadelfia compreso".

"Siamo pronti a prendere il controllo della Striscia – ha aggiunto Abu Mazen – La Striscia deve essere guidata dall’Anp. Hamas fa parte del nostro popolo, non li escludiamo, ma non sono al governo".

"Il problema principale dei palestinesi è Israele che occupa la nostra terra con la forza, che tortura la nostra gente a Gaza e in Cisgiordania, uccidendo centinaia di migliaia di persone", prosegue la guida dell'Anp che è anche tornato sull'attacco di Hamas del 7 ottobre.

"Ho condannato l’uccisione dei civili israeliani e poi quella dei palestinesi. La reazione israeliana è stata spropositata, ingiusta, feroce: stanno compiendo un genocidio. Il nostro popolo vede cose indicibili, crimini che Israele sta commettendo su amici, familiari, vicini. Contro la rabbia, usiamo l’istruzione: il tasso di analfabetismo in Palestina è uno dei più bassi al mondo, un record nella regione", ha detto ancora parlando del rischio di radicalizzazione del suo popolo.

Tornando indietro nel tempo Abu Mazen ha ricordato gli accordi di Oslo come il suo più grande successo politico. "Ci hanno fatto davvero sperare nella pace e nella creazione di un vero Stato di Palestina con le istituzioni, le scuole, gli ospedali, i tribunali, il governo. Adesso necessitiamo di due cose: la fine dell'occupazione e il riconoscimento e la piena adesione all’Onu: ora siamo osservatori".

"I palestinesi e gli israeliani possono vivere in pace?", ha chiesto alla fine il giornalista. "Senza gli estremismi ideologici e religiosi sì. Sapete quando la gente dimentica il male che ha vissuto e riesce a fare pace? Quando c’è giustizia".

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