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Proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

Abolizione della polizia morale in Iran: “Regime vacilla: in corso scontro al potere nel paese”

La polizia morale non è stata abolita, ma il procuratore generale di Teheran ne ha preso le distanze. La strada verso lo scioglimento è lunga, ma la sua messa in discussione ci dimostra che in Iran è incontro uno scontro tra centri di potere. Così a Fanpage.it il professor Giuseppe Acconcia, giornalista e docente di Sociologia politica all’Università di Padova.
Intervista a Giuseppe Acconcia
Giornalista e docente di Sociologia politica all'Università di Padova
A cura di Chiara Ammendola
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Giovane manifestante a Teheran
Giovane manifestante a Teheran
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“La polizia morale ha sempre avuto una funzione repressiva in Iran: ridimensionarne il ruolo sarebbe una grande vittoria per le proteste di piazza, ma al momento non ci sono indicazioni concrete che si stia andando in questa direzione se non una presa di distanza da parte del procuratore generale di Teheran, Mohammad Jafar Montazeri”, così a Fanpage.it il professore Giuseppe Acconcia, giornalista e docente di Sociologia politica all'Università di Padova, che spiega cosa sta accadendo in Iran dopo la notizia della presunta abolizione della polizia morale, ovvero quell'organo che ha il compito di far rispettare nel Paese le norme sull’abbigliamento e sui costumi della tradizione islamica.

La polizia della morale in Iran potrebbe essere abolita: iniziano ad esserci delle crepe nel regime?
In questa fase delle proteste è in corso uno scontro tra centri di potere in Iran ed evidentemente questo annuncio che è arrivato dal procuratore generale di Teheran, Mohammad Jafar Montazeri, ne è un esempio: ha preso le distanze dalla polizia morale è vero, ma siamo cauti perché questo non significa che venga smantellata, al momento non ci sono conferme a riguardo anche perché la sua gestione fa capo al ministero dell'Interno. Quello che appare chiaro è che c'è uno scontro tra centri di potere e che è nel vivo.

La polizia morale ha sempre avuto una funzione repressiva ed è stata creata proprio per verificare l'abbigliamento in particolare delle donne iraniane ed è operativa dai tempi di Mahmud Ahmadinejad che è stato al potere fino al 2013. Ridimensionare il ruolo della polizia morale sarebbe una grande vittoria per le proteste di piazza, ma al momento non ci sono indicazioni concrete che si stia andando in questa direzione se non questa presa di distanza da parte del procuratore generale.

Il procuratore generale Montazeri ha parlato anche dell'obbligatorietà del velo: sono possibili dei cambiamenti in questo senso?
Montazeri ha parlato della discussione sull'obbligatorietà del velo che si terrà all'interno del Parlamento iraniano tra 15 giorni: si tratta di un tempo piuttosto lungo e questo ci dice che le autorità iraniane non vogliono dimostrarsi reattive rispetto alle manifestazioni di piazza. Ma il fatto che se ne parli è una prima grande vittoria del movimento di piazza, e non solo: le immagini che arrivano da Teheran e da altre città ci mostrano donne che non portano già più il velo come conseguenza della violenza che ha portato all'uccisione di Mahsa Amini e che poi ha innescato le proteste che hanno portato alle centinaia di morti e le migliaia di arresti di queste settimane.

Giuseppe Acconcia
Giuseppe Acconcia

In questa direzione va anche un'altra dichiarazione di Montazeri che ha confermato l'opinione che era già stato espressa da altri politici riformisti secondo cui l'hijab non è un aspetto così importante della religione, e salvare la società è più importante che salvare il velo, anche all'interno delle istituzioni e delle correnti politiche iraniane che stanno ascoltando le voci dei riformisti che sono state messe ai margini negli anni ma che sono riemerse dopo le proteste. Alla luce di queste dichiarazioni si potrebbe decidere di confermare l'obbligatorietà del velo all'interno degli uffici pubblici ma allentare i controlli per strada, anche se al momento non ci sono indicazioni che vanno in questa direzione.

Se ci dovesse essere un minore controllo su chi indossa il velo e quindi sull'abbigliamento, le proteste si fermerebbero? 
La risposta è no. Si tratta di risposte tardive e la cancellazione dell'obbligo del velo non risponde alle richieste economiche e sociali. Oggi è il primo di tre giorni di sciopero dei mercanti dei bazar delle principali città iraniani: ci sono dati economici con inflazione galoppante che va verso il 70% con tanti iraniani che vivono al di sotto della soglia di povertà con fasce della popolazione che guadagnano meno di 150 euro al mese. Ci sono questioni che riguardano la crisi economica che fanno pensare che queste prime aperture, che possono essere anche solo di facciata, nonostante tante donne non indossino già più il velo la protesta potrebbe continuare.

Manifestanti iraniani
Manifestanti iraniani

In questo momento il regime iraniano vive una sorta di colpo di stato militare, nel senso che la risposta che è venuta dalle autorità dopo proteste così diffuse è stata quella di rafforzare la difesa militare. Alcune figure del passato sono state richiamate al potere e questo significa che i militari in Iran sono più forti che mai. Questo comporta una sempre più violenta repressione, con accuse di stupri usati per scoraggiare la partecipazione delle donne nelle proteste, dell'utilizzo di cecchini per sparare agli occhi dei manifestanti, sono state arrestate figure importanti. C'è un irrigidimento da parte delle autorità iraniane, ma dall'altra parte c'è una straordinaria reazione che viene dai movimenti di piazza perché si sta estendendo enormemente: gli studenti e le studentesse iraniane protestano contro gli arresti delle ultime settimane, attrici che fanno delle performance senza velo.

Questo può essere l'inizio di un cambiamento a lungo termine? 
Sicuramente se dovesse arrivare a una decisione di maggiore tolleranza rispetto all'uso del velo sarebbe un primo passo del movimento ma non ancora sufficiente a parlare di cambiamento effettivo, ormai le proteste sono così variegate e gli stessi manifestanti hanno aspirazioni più generali, più ampie. Dopo le richieste di maggiori diritti per le donne e dopo le richieste sociali, vengono le richieste di libertà e democrazia e quindi di libere elezioni, che sono il punto centrale per i manifestanti, ma è evidentemente l'obiettivo più difficile da raggiungere.

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Se ci sarà un'apertura e una maggiore tolleranza questo non vuol dire che la legge sul velo sarà emendata, però se già c'è maggiore tolleranza da quel punto di vista, il prossimo passaggio sarà maggiori e più diritti sociali ed economici, e il successivo sarà per un'apertura democratica, e questo significa avviarsi sempre di più verso fasi rivoluzionarie che potrebbero cambiare il paese, però siamo ancora in una fase antecedente in questo momento in cui le istituzioni cercano di rispondere alle proteste di piazza

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