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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Abbiamo corpi e parti di corpi, per lo più bambini e donne”. I racconti da Gaza di MSF ed Emergency

Medici Senza Frontiere ed Emergency sono due tra le ONG presenti in questi giorni a Gaza: “Il numero di feriti e vittime è enorme. I pazienti sono arrivati in massa negli ospedali, che si sono trovati in grande difficoltà nel gestire un’emergenza simile”.
A cura di Davide Falcioni
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L'incubo di più di due milioni di palestinesi è diventato realtà intorno alle 2 del mattino di ieri, martedì 18 marzo, quando i caccia dell'aviazione palestinese hanno ripreso a bombardare la Striscia di Gaza dopo 59 giorni di tregua; nel volgere di una manciata di ore più di 400 persone sono state uccise, in larga parte civili, in uno dei raid più sanguinoso dal 7 ottobre 2023. Centinaia di missili e bombe sono piovuti in tutti e cinque i comuni di Gaza, da nord a sud, e ben presto le autorità sanitarie hanno reso noto che tra le persone uccise e ferite vi sono anche bambini e neonati.

Decine di morti negli ospedali di MSF

A confermare la drammaticità della situazione anche le Ong presenti nella Striscia. Medici Senza Frontiere ha spiegato che all’ospedale Nasser, i sanitari di MSF hanno ricevuto 55 morti e 113 feriti. A Deir Al Balah, l’ospedale da campo di MSF ha ricevuto 10 feriti, mentre al pronto soccorso dell’ospedale Al Aqsa sono arrivati 20 morti e 68 feriti. Nella clinica MSF di Attar ad Al-Mawasi, nel sud di Gaza, i team hanno ricevuto 26 feriti, di cui 3 in condizioni critiche, successivamente trasferiti all'ospedale Nasser.

Claire Nicolet, responsabile per MSF dell’emergenza a Gaza, ha raccontato: "Stanotte, alle 2 del mattino, ci siamo svegliati al suono di pesanti bombardamenti. Sono stati 20 minuti assolutamente terrificanti, con esplosioni dappertutto. Quando abbiamo cercato di capire quale fosse la situazione ci siamo resi conto che l’attacco era massiccio: raid aerei, artiglieria pesante e droni stavano colpendo tutta Gaza. Abbiamo continuato a sentire bombardamenti per tutta la notte".

"Il numero di feriti e vittime è enorme. I pazienti sono arrivati in massa negli ospedali. È chiaramente – continua Claire Nicolet – molto complicato dopo un attacco del genere fornire cure adeguate nei tempi necessari. Gli ospedali si sono trovati in grande difficoltà nel gestire un’emergenza simile. Le strutture sono sopraffatte e la situazione è ancora più complicata perché i pazienti non sanno se sia sicuro spostarsi. Anche per noi operatori umanitari è difficile capire se possiamo muoverci, perché, con la tregua in corso, non erano più attivi i sistemi di sicurezza per gli spostamenti".

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Il Dottor Mohammad Qishta, medico di Medici Senza Frontiere dell’ospedale Nasser, aggiunge: "Il pronto soccorso è in condizioni disastrose. Abbiamo corpi e parti di corpi, per lo più bambini e donne. C’è molta confusione nella popolazione. Alcuni sono corsi in ospedale solo per proteggersi. Noi medici abbiamo pianto per l'intensità e la difficoltà della situazione. Ci sono alcuni casi gravi: ustioni, amputazioni, ferite alla testa, ferite al petto".

Sotto le bombe israeliane anche operatori di Emergency. L'Ong  italiana, fondata da Gino Strada, ha deciso di sospendere temporaneamente gli spostamenti del suo staff in attesa di capire come garantire la sicurezza del personale, nazionale e internazionale. Sono di conseguenza sospese al momento le attività della clinica di assistenza primaria aperta a gennaio nell’area di al-Qarara (Khan Younis).

Esplosioni per tutta la notte, a Gaza si torna ad avere paura

"Abbiamo sentito rumori di esplosioni tutta la notte, dopo l’annuncio della tregua gli scorsi mesi si torna ad avere paura – racconta Giorgio Monti, coordinatore medico di EMERGENCY a Gaza –. In attesa di capire come poter garantire la sicurezza del nostro staff, al momento abbiamo sospeso i nostri movimenti nella Striscia; la nostra clinica di assistenza primaria oggi resta chiusa, non ci sono le condizioni di sicurezza necessarie né per lo staff, sia nazionale che internazionale, né per i pazienti. Se prima della tregua esisteva la procedura di deconfliction, per cui operando nella cosiddetta ‘area umanitaria’ e comunicando alle forze armate i propri spostamenti si aveva la garanzia di potersi muovere in sicurezza, con la tregua queste misure sono decadute, e non è chiaro in questo nuovo scenario se e in che modo verranno ristabilite”.

Emergency è a Gaza da agosto 2024 e attualmente lavora nella sua clinica nella località di al-Qarara, sempre nel governatorato di Khan Younis. Qui offre primo soccorso, assistenza medico-chirurgica di base per adulti e bambini, attività ambulatoriali di salute riproduttiva e follow up infermieristico post-operatorio, stabilizzazione di emergenze medico-chirurgiche e trasferimento presso strutture ospedaliere.

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