“A Rafah situazione apocalittica, bombe sulle tende e persone arse vive”: la testimonianza a Fanpage.it
Le urla sono strazianti, un uomo esce dal rogo con il figlio di pochi mesi in braccio, dalle fiamme viene tirato fuori un corpo interamente carbonizzato, ci sono brandelli di carne ovunque e un corpo di un bambino senza testa. Sono le immagini che arrivano dall’inferno di Gaza, dopo l'ennesimo massacro compiuto dall’esercito israeliano.
Benjamin Netanyahu l’ha definito un “tragico errore di cui rammaricarsi”, costato la vita ad almeno 45 civili, per la maggior parte donne e bambini, sfollati nel sud della Striscia. Secondo l’Idf, il bombardamento di domenica 26 maggio era mirato a uccidere due uomini di Hamas, ma nella tendopoli ci vivevano altre centinaia di rifugiati, scappati dal Nord, poi da Gaza City, poi da Khan Younis, e infine dalla parte ovest di Rafah.
“Ieri notte l’esercito israeliano ha bombardato una tendopoli nella parte est di Rafah, vicino ai magazzini del UNRWA, la zona definita sicura dallo stesso esercito israeliano”, racconta a Fanpage.it Sami, volontario di ACS dentro la Striscia.
“I cacciabombardieri hanno lanciato otto missili sulle tende di persone sfollate da mesi. Con il bombardamento le tende hanno preso fuoco e le persone sono state bruciate vive. Si contano quasi una cinquantina tra morti e feriti gravi tra le fiamme”.
Sami era a Rafah proprio ieri mattina e racconta che la parte Sud della Striscia adesso è deserta, chi poteva fuggire è fuggito, altri stanno provando ad andare via adesso.
“Le strade di Rafah sono vuote, prima dell’invasione nel centro della città c'erano quasi mezzo milione di persone, ora non c’è più nessuno, la situazione adesso a Rafah è apocalittica. Ci sono continui bombardamenti e i carri armati stanno avanzando”, continua l’operatore umanitario, “proprio adesso i carri armati israeliani sono arrivati lungo il confine egiziano, quasi a metà di Rafah, sulla Philadelphia Route”.
Intanto si fa sera e la poca connessione del cellulare di Sami comincia a vacillare. “Israele ha sempre bombardato ovunque – conclude – nessuno è mai riuscito a fermare la sua furia. Il massacro di ieri è avvenuto poco dopo l’appello della Corte Internazionale di Giustizia a fermare immediatamente le operazioni a Rafah, ma Israele continua il suo massacro di civili."