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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

A Rafah ci sono 800mila palestinesi costretti a fuggire, dice l’Onu: “Ma nessun luogo è sicuro”

“Dall’inizio della guerra a Gaza, la popolazione palestinese è stata costretta alla fuga molte volte, in cerca di una sicurezza che non hanno mai trovato”, scrive il direttore dell’Unrwa, spiegando che ora a Rafah ci sono 800 mila persone costrette a fuggire, ma senza alcun luogo sicuro verso cui scappare.
A cura di Annalisa Girardi
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A Rafah quasi la metà della popolazione, circa 800 mila persone, ha perso la propria casa ed è stata "costretta a fuggire" dalle operazioni militari dell'esercito israeliano, iniziate nell'estremo Sud della Striscia alcune settimane fa. Ma non c'è alcun luogo verso cui scappare. Il direttore generale dell'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, ha scritto un lungo post sui suoi canali social in cui denuncia come tanti palestinesi, dopo l'ordine di evacuazione "verso le cosiddette zone sicure" siano ripiegati verso aree interne, inclusa Khan Younis, cercando riparo tra le macerie degli edifici distrutti dai bombardamenti.

"Dall'inizio della guerra a Gaza, la popolazione palestinese è stata costretta alla fuga molte volte, in cerca di una sicurezza che non hanno mai trovato. Quando le persone si spostano, sono più esposte, se non viene loro garantito un passaggio sicuro o protezione. Ogni volta che sono costrette ad andarsene da un luogo, devono lasciare tutto ciò che hanno: materassi, tende, utensili per cucinare e generi di prima necessità che non possono portare con loro. Ogni volta devono ricominciare tutto da capo, di nuovo", si legge. Lazzarini sottolinea che le aree verso cui vengono spinti ora i civili non dispongono di strutture sanitarie o accesso all'acqua potabile, né è possibile fornire loro assistenza umanitaria.

"L'affermazione secondo cui le persone a Gaza si potrebbero muovere in modo ‘sicuro' o verso cuscinetti ‘umanitari' è falsa. Ogni volta che si spostano i civili si espongono a rischi altissimi. Non ci sono zone sicure a Gaza. Nessun luogo è al sicuro, nessuna persona lo è. E la situazione è ancora una volta peggiorata dall'assenza di aiuti umanitari. Non ci sono più aiuti da distribuire, incluso il cibo e altri generi di prima necessità: al confine i varchi di passaggio rimangono chiusi o poco sicuri, dal momento che si trovano vicino alle zone di combattimento", ha poi aggiunto il funzionario delle Nazioni Unite, ricordando che dal 6 maggio scorso solo 33 camion umanitari sono riusciti a entrare nella zona a Sud di Gaza.

Tornando a lanciare un appello affinché tutte le parti coinvolte nel conflitto rispettino i principi umanitari e assicurino un passaggio sicuro agli aiuti, Lazzarini ha anche sottolineato come ora più che mai sia necessario arrivare a un cessate il fuoco: "Qualsiasi escalation futura non farà altro che generare ancora più caos per i civili e renderà impossibile arrivare a quella pace e stabilità di cui israeliani e palestinesi hanno disperatamente bisogno e che meritano", ha concluso.

Intanto, secondo quanto riporta Al Jazeera, sarebbero almeno 64 i palestinesi morti in seguito agli attacchi israeliani nella striscia nelle ultime 24 ore. In particolare ci sarebbero stati 8 morti in un attacco in un edificio residenziale vicino all'ospedale Kamal Adwan, nel nord di Gaza; 12 morti nel campo profughi di Jabalia, sempre nel nord della Striscia; altri 8 morti  in un attacco di artiglieria a Falujah, a ovest di Jabalia; 5 morti nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza; 4 morti nella città di Khan Younis, nel sud di Gaza; 3 morti nella zona di Al-Farahin nella città di Abasan Al-Kabira, a est di Khan Yunis; e 4 morti a Rafah.

Oggi il consigliere per la sicurezza nazionale di Washington, Jake Sullivan, si trova a Riad, in Arabia Saudita, dove ha incontrato il principe ereditario Mohammed bin Salman. Al centro dei colloqui, chiaramente, la stabilità della regione e una soluzione al conflitto tra Hamas e Israele. Al termine della sua visita Sullivan volerà a Tel Aviv dove incontrerà anche il premier Benjamin Netanyahu.

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