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A Gaza un altro bambino è morto di freddo: è il sesto in una settimana

Ieri un altro bambino è morto di freddo a Gaza. Si tratta del piccolo Ali al-Batran. Il fratello gemello aveva perso la vita poche ore prima, sempre per ipotermia. È il sesto bambino a morire di freddo nella Striscia in una settimana.
A cura di Giulia Casula
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Ieri un altro bambino è morto di freddo a Gaza. Si tratta del piccolo Ali al-Batran, il fratello gemello del neonato deceduto poche ore prima in una tenda a Deir al-Balah, nella Striscia. È il sesto bambino a morire per ipotermia in una settimana.

Stando a quanto riferito all'agenzia di stampa Wafa e da fonti mediche, Ali al-Batran, gemello di Jumaa, è morto all'ospedale dei martiri di Al-Aqsa dove ieri il papà aveva portato i due figli che avevano solo un mese di vita.

Entrambi hanno perso la vita per il freddo. Nei giorni scorsi sono deceduti altri quattro neonati che avevano tra i 4 e i 21 giorni di vita. Tra questi c'è Sila, morta quando aveva meno di tre settimane.

Alla Bbc la madre Nariman al-Najmeh ha raccontato di essersi svegliata e di essersi accorta che la bambina non si muoveva. "Mi sono svegliata la mattina e ho detto a mio marito che la bambina non si muoveva da un po'. Lui le ha scoperto il viso e l'ha trovata blu, che si mordeva la lingua e aveva del sangue che le usciva dalla bocca", ha detto.

Per i primi venti giorni di vita della bambina, la famiglia ha vissuto nel campo di al-Mawasi, a Khan Younis, dove si trovano migliaia di palestinesi costretti a trasferirvisi dopo l'ordine ricevuto dall'esercito israeliano. La donna ha raccontato di esser stata sfollata almeno una decina di volte dall'inizio della guerra in Medio Oriente.

L'area di al-Mawasi è stata designata come "zona umanitaria" dalle Forze di difesa israeliane. In questa porzione di terra sovraffollata dovrebbero essere garantiti aiuti umanitari e sicurezza, mentre prosegue il conflitto nei centri urbani della Striscia.

In realtà la zona "sicura" di al-Mawasi è stata bombardata più volte dall'esercito di Tel Aviv, prima a luglio e poi a settembre, causando la morte di centinaia di palestinesi.

Il campo inoltre, è carente in termini di infrastrutture e servizi igienici, nonché soggetto a inondazioni per il maltempo. Le famiglie sfollate vivono in condizioni disumane, senza cibo, acqua, medicinali e riscaldamento.

Con l'arrivo dell'inverno e del freddo, tra le cause di morte nella Striscia si è aggiunta anche l'ipotermia. Nella notte a Gaza le temperature sono scese a 7° C e secondo quanto riferito dalle autorità sanitarie locali, migliaia di tende sono state danneggiate dalle intemperie.

Il padre di Sila, Mahmoud ha raccontato che il freddo nella Striscia "è pungente e duro. Per tutta la notte, a causa del freddo, ci stringiamo, rannicchiandoci l'uno accanto all'altro. La nostra vita è un inferno. È un inferno a causa degli effetti della guerra, la mia famiglia è stata martirizzata e la nostra situazione è insopportabile", ha spiegato.

A causa della vulnerabilità dei corpi dei neonati alle basse temperature, quel che accade è che bambini come Sila, nati senza complicazioni e in buona salute, muoiono per via delle terribili condizioni imposte dalla guerra e in cui si ritrovano a vivere nelle loro prime settimane.

Pochi giorni fa, il Direttore regionale dell'Unicef Edouard Beigbeder ha sottolineato che queste morti non solo sono del tutte "evitabili", ma "mettono a nudo le condizioni disperate e in peggioramento in cui versano le famiglie e i bambini di Gaza".

Intanto, secondo i dati forniti dal ministero della Salute della Striscia, è salito a più di 45mila il bilancio delle vittime negli ultimi 14 mesi, ovvero dall'inizio del conflitto.

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