“A Gaza restano bimbi in incubatrice e donne incinte. Cessate subito il fuoco”: l’appello di Unicef
"Quando si verificano conflitti di questa intensità, sono sempre i bambini a pagare il prezzo più alto. Da entrambe le parti: per questo dico che distinguere i minori è terribile, ma farlo da morti è ancora peggio, toglie il fiato. I nostri operatori resteranno a Gaza per continuare a fare il loro lavoro".
A parlare a Fanpage.it è Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia, che ha fatto il punto della situazione in Medio Oriente, dove sale la tensione tra Israele e Palestina dopo l'attacco di sabato 7 ottobre lanciato da Hamas contro Tel Aviv. Al 14 ottobre il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia aveva contato circa 700 minori morti e oltre duemila feriti nella sola Striscia di Gaza. Ma il loro numero è destinato a salire.
Quale è la situazione in Israele e a Gaza in questo momento?
"Non abbiamo ancora aggiornamenti ufficiali. Ad oggi le comunicazioni col team sul posto si sono interrotte perché c'è molta attenzione sulle attività necessarie in questa fase. Noi abbiamo fatto un appello giorni fa sia per i minori palestinesi, sia perché anche i bambini israeliani presi in ostaggio vengano rilasciati. La situazione nella Striscia è drammatica, c'è difficoltà a far passare le persone nella parte Sud, sappiamo solo che sono stati aperti corridoi umanitari ma qualsiasi accesso deve far in modo che gli aiuti riescano anche a entrare, soprattutto l'acqua. Inoltre la metà delle persone che ora in fuga dal Nord verso il Sud sono bambini".
Cosa state facendo come Unicef durante queste ore di tensione e confusione?
"Al momento stiamo lavorando con materiale preposizionato, quindi con cose che avevamo già perché a Gaza siamo da sempre presenti. In più, i nostri medici e pazienti continuano a restare all'ospedale di Shifa, così come alcuni nostri funzionari perché non si riescono a spostare tutti i malati, inclusi i bambini che sono nelle incubatrici e le partorienti. Il nostro personale ha deciso di rimanere lì, non ce ne andremo da Gaza, resteremo per continuare a fare il nostro lavoro. Stiamo mantenendo un livello abbastanza alto di attenzione".
Cosa chiedete come Unicef alla comunità internazionale?
"Vorrei dire prima di tutto che non c'è schieramento che tenga. Quando si parla di bambini, bisogna avere una sensibilità maggiore perché distinguere i bambini è terribile e dividerli da morti è ancora peggio, non ha espressione e toglie il fiato. Mi auguro che che i ragazzi e le ragazze in tutto il mondo non manifestano per l'una o per l'altra parte ma a favore di una pace incondizionata.
Ciò che chiediamo come Unicef è un cessate il fuoco immediato, che vengano mantenuti questi corridoi e che venga data la possibilità ai bambini di stare bene. Noi abbiamo strutture nella parte Sud della Striscia dove riusciamo a fornire aiuti a tutti quelli che stanno arrivando, con medicinali e kit sanitari. Ma nelle parti più critiche abbiamo difficoltà. Il problema è che purtroppo il prezzo più alto lo pagano sempre i bambini, da una parte e dall'altra. Pertanto, chiediamo anche che vengano liberati i bambini in ostaggio e che si smetta di ucciderli da una parte e dall'altra".
Ha sentito le notizie riguardanti le foto dei bambini decapitati da Hamas nel kibbutz di Kfar Aza? Cosa ne pensa?
"I minori devono essere tirati fuori da questa retorica, ed anche i mass media e i social devono far sì che tutto questo non avvenga. I bambini non possono essere usati sempre secondo le proprie utilità e dimenticati quando non dovrebbero esserlo. Le immagini dei minori non devono essere usate per questi e per fini strumentali e bellici".