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Conflitto Israelo-Palestinese

A Gaza boom di parti prematuri e bimbi malnutriti, MSF: “Sistema sanitario al collasso, conseguenze letali”

Il racconto a Fanpage.it delle équipe di Medici senza Frontiere dal Nasser Hospital, a Khan Younis, dove c’è l’unica maternità funzionante nel Sud della Striscia di Gaza: “L’accesso tardivo alle cure sta mettendo a rischio la salute delle donne incinte e dei loro bambini, con conseguenze tragiche e a volte letali”.
A cura di Ida Artiaco
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Mentre resta alta la tensione sul campo, con la guerra tra Hamas e Israele che continua da ormai quasi 9 mesi, aumenta anche il numero di vittime innocenti, in particolare donne e bambini. Soprattutto perché l'accesso all'assistenza sanitaria a Gaza continua a peggiorare e ad essere sempre più difficile.

Lo sa bene il team di Medici Senza Frontiere che opera nell'unico grande ospedale rimasto che fornisce assistenza materno infantile a Khan Younis, a Sud della Striscia di Gaza. Le équipe di MSF sono state costrette ad evacuare l'ospedale a febbraio dopo diverse settimane di intensi combattimenti, ma da giugno, in collaborazione con il Ministero della Salute, hanno riaperto i reparti di maternità e pediatria – tra cui un centro terapeutico di degenza – e hanno iniziato a fornire supporto alle unità di terapia intensiva pediatrica e neonatale.

E al momento stanno assistendo a un aumento dei parti prematuri e a un incremento dei casi di malnutrizione nei bambini. "I principali rischi per la salute delle donne in gravidanza sono le complicazioni legate alla pressione sanguigna, come l'eclampsia, l'emorragia e la sepsi, che possono essere mortali se non vengono trattate in tempo", ha spiegato a Fanpage.it Mercè Rocaspana, consulente sanitario dell'unità di emergenza di MSF. "In contesti come Gaza, dove il sistema sanitario è al collasso, l'accesso tardivo alle cure sta mettendo a rischio la salute delle donne incinte e dei loro bambini, con conseguenze tragiche e a volte letali", ha sottolineato.

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Nonostante i bisogni di donne e bambini siano in aumento dopo mesi e mesi di guerra, le équipe di MSF al Nasser Hospital assistono a una carenza di forniture salvavita, il che mette a rischio la fornitura e la qualità delle cure. E a causa della mancanza di altri centri sanitari funzionanti si sta registrando qui aumento spropositato di pazienti ogni giorno. Tra il 29 giugno e il 5 luglio, solo il pronto soccorso pediatrico ha registrato più di 2.600 consultazioni, il che significa che il personale ha assistito più di 300 bambini al giorno. Sempre più bambini vengono ricoverati e sono costretti a condividere i letti, e i servizi pediatrici devono lavorare oltre le loro capacità.

Joanne Perry, referente medico di MSF che lavora al Nasser Hospital ci ha confermato che "stiamo vedendo bambini malnutriti, un problema mai visto prima a Gaza. Le persone vivono nelle tende, con un accesso minimo all'acqua potabile e con servizi igienici pessimi. I bombardamenti hanno devastato i sistemi fognari e idrici, causando diarrea, disidratazione, epatite A e infezioni cutanee tra i bambini".

Toccante la testimonianza di Hanin, che ha cercato per la prima volta assistenza per sua figlia malnutrita a Khan Younis: "Mia figlia era in condizioni critiche. Mi hanno indirizzato all'ospedale, ma non c'erano mezzi di trasporto", ha raccontato la donna , che alla fine è riuscita a portare sua figlia al centro di alimentazione terapeutica ospedaliera di Medici Senza Frontiere (MSF) su un carretto. "Era molto stanca, appoggiava la testa verso di me e non si muoveva. Stava quasi per morire prima che raggiungessimo la struttura".

All'ospedale Nasser vengono effettuati anche 25-30 parti al giorno. Oltre alla distruzione o alla chiusura di ospedali funzionanti, la distruzione delle infrastrutture ha creato gravi ostacoli alle donne incinte per raggiungere le strutture mediche. Spesso sono costrette a percorrere strade poco sicure tra i combattimenti e senza mezzi di trasporto sicuri, ritardando anche l'accesso all'assistenza sanitaria ed esponendole a un rischio maggiore di complicazioni.

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Allo stesso tempo, una volta partorito, le donne devono tornare a vivere in condizioni insalubri, spesso nelle tende, dove la mancanza di cibo e lo stress costante mettono ulteriormente a rischio la loro salute e dei loro figli neonati. "Alcune donne partoriscono prematuramente, spesso con complicazioni post-parto aggravate dalle loro condizioni di vita", ha spiegato Mohamad, infermiere di MSF che lavora nell'unità di terapia intensiva neonatale dell'ospedale Nasser. Oltre ai servizi di maternità, MSF sostiene l'unità di terapia intensiva neonatale, dotata di 29 letti e incubatrici per i neonati ad alto rischio. "Non ci sono pannolini o vestiti adatti per mio figlio. Vivere in una tenda li espone a condizioni estreme, senza nemmeno un letto adeguato", ha detto Khadra, che ha partorito nel reparto maternità dell'ospedale Al Nasser.

Second MSF, "essendo l'unica maternità funzionante nel sud di Gaza, il Nasser Hospital continuerà ad essere sovraccarico. La riapertura dei reparti di maternità e pediatria è un passo avanti per fornire assistenza, ma l’unica soluzione per evitare ulteriori morti e sofferenze è un cessate il fuoco immediato e duraturo e un accesso senza ostacoli degli aiuti umanitari".

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