A Derna, dove l’alluvione ha spazzato via tutto restano solo dei pannolini: “Nessuno osa spostarli”
All'alba dell'12 settembre, sulle sponde del fiume Wadi nella città di Derna, una grossa diga è crollata per via dell'alluvione che si è abbattuta ferocemente sulla Libia. Da quel momento intere zone del Paese sono state rase al suolo e migliaia di cittadini sono morti e tra questi, molti erano bambini.
Nelle strade stravolte dal fango e dalle macerie, nessuno riesce a credere che quelle piogge siano state le stesse che solitamente facevano fiorire piante di riso, grano e ulivi sul territorio. Il popolo fa fatica ad accettare che lì intorno sia tutto distrutto e che nulla possa ritornare come prima.
Quelle che si vedono nel Paese sono scene terribili: le persone che vivono in Libia da sempre, sono abituate ad affrontare momenti di difficoltà come guerre, carestie, distruzioni di bombe aeree, occupazioni del territorio eppure tutto ciò che ora li circonda, gli sembra surreale.
Tra le vie di Derna, ogni passo bisogna farlo con estrema attenzione, chiunque potrebbe scivolare da un momento all'altro nel fango ed essere trascinato fino a valle. O peggio, inciampare nel corpo di una delle tantissime vittime ancora sotto le macerie o abbandonate lungo il tragitto.
Spostando lo sguardo sopra un muro portante di un edificio distrutto in mille pezzi dall'alluvione, si vede qualcosa di orribile: un pacco di pannolini ancora sporco di terreno, appartenuto a chissà quale neonato che ha conosciuto troppo presto la morte.
Gli uomini dei soccorsi spiegano che "in questi ultimi giorni, il vento ha spazzato via tutto ma quei pannolini sono rimasti immobili su quel muro e nessuno di noi ha osato spostarli". In quella stessa giornata, l'ospedale di Derna ha fatto sapere di aver registrato la nascita di venti neonati, una notizia che è stata accolta dal popolo libico come un inno alla vita.