A che punto sono le primarie per le elezioni 2024 negli Stati Uniti e chi vincerebbe tra Biden e Trump
Mancano più di otto mesi alle elezioni presidenziali 2024 degli Stati Uniti, ma gli appuntamenti con gli elettori sono già iniziati da tempo. Nella notte italiana sono arrivati i risultati per le primarie dei Democratici e dei Repubblicani in Michigan, senza sorprese: lo scrutinio non è ancora terminato, ma Joe Biden da una parte e Donald Trump dall'altra hanno confermato di essere i candidati più forti per i rispettivi partiti, vincendo senza particolari difficoltà.
Nei prossimi giorni i Repubblicani hanno in programma altri appuntamenti minori (Idaho, Missouri, North Dakota), ma l'attenzione del Paese si sta già spostando verso il cosiddetto ‘Super Tuesday‘. Martedì 5 marzo, infatti, ben 17 Stati andranno al voto per le primarie di uno dei due partiti o – nella maggior parte dei casi – di entrambi. Tra questi ci sono anche la California e il Texas. In un solo giorno, si darà un'indicazione decisiva sulla scelta dei candidati che correranno per le presidenziali del 5 novembre 2024.
In Michigan, come detto, i risultati non hanno portato a colpi di scena. Per i Dem, è arrivata una vittoria di Biden con (al momento) oltre l'80% dei voti. Nessun altro candidato ha ottenuto i numeri per impensierire il presidente in carica, ma un ostacolo c'è stato: alcuni dei membri più progressisti del suo partito hanno organizzato un voto di protesta contro le posizioni dell'amministrazione sugli attacchi di Israele a Gaza. Con il sostegno soprattutto dei cittadini arabi e musulmani, il voto di protesta ha raggiunto circa il 13% dei voti.
Il tema di Israele e Gaza è caldo, e non a caso nelle ultime settimane Biden ha spostato le sue posizioni avvicinandosi alla richiesta di un cessate il fuoco. D'altra parte, il voto dei cittadini musulmani è tradizionalmente favorevole ai Democratici, e rischiare di perderlo proprio quando dall'altra parte si avvicina una nuova corsa di Donald Trump potrebbe pesare nel risultato finale. Soprattutto in Michigan, uno ‘swing State', cioè uno Stato che cambia spesso orientamento: nel 2016 votò in maggioranza per Trump, nel 2020 per Biden.
Per quanto riguarda Trump, il suo percorso verso la nomination repubblicana sembra ormai quasi privo di ostacoli. L'unica altra candidata rimasta davvero in corsa è l'ex governatrice della South Carolina Nikki Haley, che in Michigan si è fermata a un quarto circa dei voti contro il 70% di Trump. Haley ha impostato la sua campagna non sulla critica aperta di Trump come presidente, ma sulla necessità ricambio generazionale: a 52 anni, la candidata repubblicana è più giovane di 25 anni rispetto a Donald Trump e di 29 anni rispetto a Joe Biden.
Finora, però, questo non è bastato. Le procedure per le primarie in Michigan per i Repubblicani si concluderanno ufficialmente sabato, con un congresso che assegnerà la restante parte dei delegati (che misurano sostanzialmente i consensi raccolti da ciascun candidato). Ma anche qui Trump va verso una vittoria netta, che il Super Tuesday apparentemente potrà solo confermare, a meno di sorprese o di sanzioni legali nei processi che vedono Trump imputato.
Così, al momento, l'impressione è che si vedrà un nuovo scontro Biden-Trump a novembre. La maggior parte dei sondaggi realizzati nelle ultime settimane mostrano un sostanziale equilibrio, con qualche punto di vantaggio per Trump in alcune occasioni. Ma la strada è ancora lunga.