A che punto è la scelta del premier in Francia e che cosa sta succedendo nel Nuovo Fronte Popolare
Mancano pochi giorni alla prima sessione della nuova Assemblea Nazionale, ma la formazione del nuovo governo francese è ancora in stallo. Oggi è prevista l'ultimo Consiglio dei ministri guidato dall'uscente Gabriel Attal, appena eletto presidente dei deputati di Renaissance all'assemblea legislativa di Parigi.
Le dimissioni del primo ministro sono attese nelle prossime ore e questa volta Emmanuel Macron, che una settimana fa le aveva respinte chiedendo ad Attal di restare a Matignon, non dovrebbe opporvi alcun rifiuto. Nel frattempo, a sinistra è scontro per la scelta del suo successore.
La decisione spetterebbe al Nuovo Fronte Popolare, la coalizione di sinistra che ai ballottaggi del 7 luglio è arrivata prima, seguita da Ensemble, la compagine presidenziale di Macron, e dall'ultradestra del Rassemblement National. Tuttavia l'NFP, con 182 eletti, non ha raggiunto la maggioranza assoluta (pari a 289 seggi) e ora il Paese si trova di fronte al rischio di ingovernabilità.
A più di una settimana dal secondo turno francese, il fronte di sinistra resta bloccato sul futuro presidente dell'Assemblea nazionale. La France insoumise, tra i principali partiti dell'NFP, ha bocciato la proposta presentata da socialisti, comunisti ed ecologisti che avrebbero optato per Laurence Tubiana per la guida di Matignon.
In particolare, il coordinatore di LFI, Manuel Bompard, ha dichiarato che "se questo è il profilo su cui lavorano i nostri partner, cadrò dalla sedia. L'ipotesi non è seria", ha aggiunto. La principale critica mossa dal partito guidato da Jean-Luc Mélenchon nei confronti di Tubiana è quella di mostrare delle posizioni troppo vicine a quelle dei centristi, per essere ritenuta in grado di guidare la coalizione di sinistra.
"Da otto giorni lavoriamo per formare un governo del Nuovo Fronte Popolare per attuare il programma", ha ricordato Bompard. "Non si possono far entrare dalla finestra i macronisti cacciati dagli elettori. Il Partito socialista deve rinunciare a porre il veto su tutte le candidature che non siano proposte da lui", ha continuato. Nei giorni scorsi infatti, il PS si era rifiutato di appoggiare la candidatura a premier di Huguette Bello, presidente del consiglio regionale della Reunion, sostenuto dai comunisti e da LFI. Bello, a causa del mancato consenso tra le forze dell'NFP, ha poi deciso di fare un passo indietro.
Ma il segretario del Partito socialista, Olivier Faure, ha negato le accuse di "continui blocchi contro ogni candidatura". Faure ha dichiarato di conoscere Huguette Bello da molto tempo: "Ci sono molte cose che parlano a suo favore ha detto prima di spiegare le ragioni del veto socialista. E poi ci sono altri elementi meno favorevoli. C'erano socialisti che ritenevano, e questo è del tutto normale, che il partito di sinistra che aveva vinto le elezioni europee fosse il Partito socialista", ha spiegato.
"Il partito più dinamico in queste elezioni legislative, che ha aumentato il suo gruppo del 110%, è il gruppo socialista. La questione non riguarda affatto il mio nome", ha assicurato il deputato rieletto. "Abbiamo già proposto altri socialisti. Saranno necessarie qualità personali e qualità politiche che ci permettano di dialogare con un parlamento che non sarà un parlamento", ha spiegato, suggerendo di pescare nuove personalità direttamente "dalla società civile".
Mentre il NFP cerca di trovare una quadra attorno al nome del prossimo premier francese, Macron segue da vicino i negoziati in attesa di capire che ruolo potrà ricoprire il suo partito all'interno della futura compagine di governo. Ad ogni modo, la poltrona del primo ministro non resterà vacante: Attal rimarrà per il disbrigo degli affari correnti fino alla nomina del suo successore.