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A che punto è il processo per genocidio contro Israele alla Corte Internazionale di Giustizia

Una sentenza definitiva sul caso richiederà anni, e le udienze di questa settimana riguardano solo la richiesta del Sudafrica di “misure provvisorie”, che agiscano come un ordine restrittivo per fermare i massacri di Israele nella Striscia di Gaza.
A cura di Davide Falcioni
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Israele continuerà la guerra "fino a quando non raggiungerà tutti gli obiettivi, che sono l'eliminazione di Hamas, il ritorno di tutti gli ostaggi e la promessa che Gaza non rappresenterà più una minaccia per il paese. Ripristineremo la sicurezza e nessuno ci fermerà, né l'Aia né l'asse del male". Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu nel corso di una conferenza stampa in coincidenza con il 100esimo giorno dall'attacco di Hamas a Israele.

A tre giorni dall'inizio del processo alla Corte Internazionale di Giustizia Tel Aviv è quindi determinata ad andare fino in fondo. Venerdì mattina i legali che difendono Israele hanno categoricamente smentito l'accusa di genocidio mossa il giorno precedente dal Sudafrica definendola "grossolanamente distorta", nonché un maldestro tentativo di mutare il significato del termine. Israele, dal canto suo, ha ribadito di stare combattendo una guerra di legittima difesa nella Striscia di Gaza, e che sta massimizzando gli sforzi per colpire esclusivamente Hamas, circostanza smentita però dal numero di vittime accertate, almeno 23.700, tra le quali 9.600 bambini e 6.750 donne.

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Proprio l'entità della distruzione nella Striscia di Gaza ha indotto nelle scorse settimane il Sudafrica a intentare una causa per genocidio alla Corte Internazionale di Giustizia de L'Aia. Secondo i rappresentanti di Pretoria la leadership israeliana sarebbe "intenzionata a distruggere i palestinesi come gruppo" e gli attacchi aerei e terrestri contro l’enclave hanno lo scopo di "provocare la distruzione della popolazione palestinese". A sostegno di queste tesi il Paese africano ha portato una gran mole di prove, raccogliendo video e foto degli attacchi indiscriminati sui civili oltre che una lunga serie di dichiarazioni di stampo genocidario da parte di importanti esponenti del governo e dell'esercito israeliani.

Una sentenza definitiva sul caso richiederà anni, e le udienze di questa settimana riguardano solo la richiesta del Sudafrica di "misure provvisorie", che agiscano come un ordine restrittivo per fermare i massacri. La Corte Internazionale di Giustizia, quindi, dovrà presto decidere se "a prima vista" gli atti denunciati – come i bombardamenti indiscriminati da parte di Israele e la restrizione di cibo e acqua a Gaza – potrebbero violare la convenzione sul genocidio. "Bisogna solo stabilire se almeno alcuni degli atti denunciati possono rientrare nelle disposizioni della convenzione", ha affermato giovedì il Sudafrica, Paese che ha chiesto alla Corte di ordinare a Israele di sospendere la sua campagna militare.

La Corte Internazionale di Giustizia ha accolto in passato richieste simili. Nel gennaio 2020, i giudici hanno avallato la richiesta del Gambia di misure cautelari per proteggere dal genocidio i Rohingya rimasti in Myanmar. La Corte inoltre ha concesso misure simili per proteggere gli ucraini dall’aggressione russa e i bosniaci durante le guerre balcaniche negli anni ’90. Le sentenze della corte sono definitive e vincolanti, ma in pratica non c'è nessun modo per farle rispettare. Un rapporto del 2022 di Human Rights Watch ha rilevato infatti i continui abusi contro i Rohingya rimasti in Myanmar, nonostante le misure provvisorie. E, malgrado la Corte nel marzo 2022 abbia ordinato alla Russia di sospendere immediatamente l’invasione dell’Ucraina, la guerra di Mosca sta proseguendo ancora oggi.

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