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A 10 anni uccise il padre neonazista, per la Corte è colpevole di omicidio

La storia di Joseph Hall, che oggi ha 12 anni, ha fatto discutere molto l’America che si è interrogata sulle responsabilità di un bambino educato dal padre alla violenza. Ora i giudici hanno deciso: il bambino era consapevole dell’omicidio, dunque è colpevole.
A cura di Susanna Picone
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La storia di Joseph Hall, che oggi ha 12 anni, ha fatto discutere molto l’America che si è interrogata sulle responsabilità di un bambino educato dal padre alla violenza. Ora i giudici hanno deciso: il bambino era consapevole dell’omicidio, dunque è colpevole.

Quello di Jeff e Joseph Hall, rispettivamente padre e figlio, è stato un caso che ha fatto discutere molto l’America, divisa sulle responsabilità da attribuire a un omicidio. Perché Joseph, che all’epoca dei fatti aveva appena 10 anni, ha preso in casa una pistola e ha sparato diverse volte al padre che dormiva, ubriaco, sul divano. In questo modo ha ucciso quel padre 32enne (nella foto) considerato un fanatico neonazista, che gli aveva anche insegnato come usare un’arma. Secondo tanti le responsabilità non erano del piccolo ma solo di quel genitore che a suo figlio riservava sempre un trattamento poco amorevole, un bambino cresciuto tra le armi e le manifestazioni dei seguaci di Hitler. Ma ora, nel corso del processo a Los Angeles, il 12enne è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio. Questo perché secondo il giudice Jean Leonard, della Corte della Contea di Riverside, Joseph sapeva che quanto fatto era sbagliato. Il 12enne, secondo la Corte, aveva premeditato l’aggressione dopo le minacce del padre Jeff di separarsi dalla moglie e di abbandonare la famiglia. “Ha messo il tamburo della pistola sulla testa del padre e ha premuto il grilletto, c’è stata premeditazione e comprensione nell’atto di commettere questo crimine”, così il giudice ha spiegato la sua decisione.

“Un bambino che ne sapeva di più di ogni suo coetaneo di pistole, odio e violenza” – Se Joseph ha ucciso è perché era educato all’estremismo, perché si tratta di un bambino “isolato che ne sapeva di più di ogni suo coetaneo di pistole, odio e violenza”. Il giudice americano ha anche aggiunto, in merito al 12enne omicida, che aveva già mostrato segni di comportamento violento sin da quando aveva appena 18 mesi. È stata ripercorsa la sua breve “carriera”: espulso da otto scuole, non era un bambino ingenuo che non conosceva il mondo. La decisione della Corte americana è stata accolta negativamente dal legale del bambino il quale ha parlato di una “tragedia” perché il riconoscimento della sua colpevolezza porterà Joseph Hall in “posti che non sono per bambini”. Il 12enne potrebbe finire, infatti, in uno dei centri di detenzione dello Stato (dove al momento però non ci sono detenuti di età minore ai 14 anni) sino a quando compirà 23 anni e lì imparare, secondo il suo avvocato, a diventare davvero un violento e un omicida. È il giudice, che ha mostrato la disponibilità a pene alternative, che è ora chiamato a decidere.

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