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11 settembre, ecco tutti quelli che non credono alla versione ufficiale

Professionisti, scienziati, familiari, registi: chi sono coloro che non credono che quello che è stato raccontato sull’11 settembre corrisponde a verità.
A cura di Mirko Bellis
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Pentagono, World Trade Center, Teoria del Complotto, 11 settembre
L'attacco al Pentagono l'11 settembre 2001

L’attacco al World Trade Center e al Pentagono dell’11 settembre 2001 ha prodotto nel corso degli anni tutta una serie di teorie alternative alla versione ufficiale. Il rapporto della Commissione del Congresso degli Stati Uniti – incaricata dal presidente George W. Bush di fare luce sul peggior attentato della storia recente – ha suscitato fin dalla sua uscita le critiche di chi non crede a quella ricostruzione dei fatti. Le modalità con cui venne realizzato l’attentato – mai prima di allora dei dirottatori avevano compiuto una missione suicida contro degli obiettivi civili – le reticenze delle autorità americane e i misteri che gravitano attorno ad ogni evento di questa portata, hanno indotto molte persone a sostenere che l’11 settembre fu frutto di un complotto.

Uno dei primi a realizzare una inchiesta-documentario fu Micheal Moore con il suo Fahrenheit 9/11, vincitore della Palma d'oro al Festival di Cannes nel 2004. Moore esamina le complesse relazioni fra il governo statunitense e la famiglia Bush con il clan dei bin Laden, il governo saudita, i talebani, nell'arco di oltre trent'anni. Moore afferma che, nei giorni immediatamente successivi all'attentato, ventiquattro membri della famiglia bin Laden, presenti negli Stati Uniti, sarebbero stati segretamente evacuati senza essere sottoposti ad alcun tipo di indagine. A finire sotto la lente del regista fu anche la reazione del governo americano.  Bush e i falchi Neocons che componevano il suo esecutivo (Rice, Cheney e Rumsfeld) individuarono subito il cosiddetto Asse del male del quale faceva parte anche l’Iraq di Saddam Hussein, assolutamente estraneo all'attentato. Nel 2003, gli Usa – con l’accusa, poi rivelatasi falsa, della possessione di armi di distruzione di massa da parte del regime di Baghdad – diedero inizio all'invasione dell’Iraq.

Nel corso di questi quindici anni sono nate molte associazione negli Stati Uniti che hanno chiesto una riapertura delle indagini. Tra queste c’è il Family Steering Committee (Fsc) composto dai familiari delle vittime dell’attentato. Nell'autunno del 2001, i membri del Fsc iniziarono il primo di una serie di viaggi a Washington per chiedere un'indagine indipendente sugli attacchi terroristici dell’11 settembre. Il Fsc ottenne il sostegno bipartisan di importanti senatori come John McCain, del partito repubblicano, e Joseph Lieberman, per i democratici. Per niente soddisfatta dei risultati della Commissione Congressuale, l’associazione inviò nel 2004 cento domande ai massimi rappresentanti delle istituzioni degli Stati Uniti, tra cui l’ex presidente Bush, il segretario di Stato Condoleezza Rice e il direttore della Cia, George Tenet. I familiari delle vittime volevano sapere, tra le altre cose, perché la nazione fosse così impreparata ad un attacco o chi avesse approvato il volo della famiglia bin Laden fuori degli Stati Uniti, quando tutti gli altri voli commerciali erano stati sospesi. Moltissime delle domande dell’associazione non hanno mai avuto nessuna risposta da parte dell’amministrazione Bush e le poche in cui si sono espresse le autorità non sono state considerate soddisfacenti da parte dei familiari delle vittime.

A non credere alla versione ufficiale dei fatti di quel tragico 11 settembre, ci sono anche varie associazioni di ingegneri, architetti, piloti d’aereo e vigili del fuoco. Questi professionisti, ciascuno nel proprio campo, non accettano le conclusioni della Commissione Congressuale e chiedono un’investigazione indipendente. A sollevare dubbi sull'uso spregiudicato che l’amministrazione Bush fece dell’attentato non sono mancati neanche ufficiali di alto grado dell’esercito americano, come il generale Wesley Clark. Quello che fu il comandante delle forze Nato durante la guerra in Kosovo, durante un’intervista del 2007 a Democracynow, disse che guerre che seguirono agli attentati dell’11/9 erano state pianificate ben prima.  L’obiettivo di attaccare l’Iraq e altri Paesi – secondo la tesi del generale – rientrava in un disegno già prestabilito.

Nell'elenco dei “complottisti”, il gruppo 911truth (Verità per l’11 settembre) – che comprende membri sparsi in tutto il mondo – accusa apertamente il governo americano di mentire. L’attacco – sostengono – sarebbe stata opera di elementi all'interno dell’amministrazione degli Stati Uniti che in qualche modo hanno orchestrato o partecipato all'esecuzione degli attentati. L’obiettivo di questo gruppo è di raccogliere tutti i documenti e le prove per rovesciare la storia ufficiale. Secondo 911truth, l’attentato sarebbe stato il pretesto usato dal governo americano per scatenare le guerre in Medio Oriente e per ridurre le libertà civili negli Usa. Solo un mese dopo dagli attacchi terroristi, fu approvato dal Congresso il Patriot Act, una legge federale che rinforzava il potere dei corpi di polizia e di spionaggio statunitensi, limitando pesantemente anche la privacy dei cittadini.

A cercare di diffondere la tesi alternativa ci ha provato anche il milionario Jimmy Walter autore di Confronting the Evidence, un documentario mandato in onda anche in Italia nel 2006 dalla trasmissione Report di Raitre. Walter ha affermato: “Nessuna persona obiettiva può esaminare l'assenza di rottami al Pentagono e il crollo dell'edificio 7 del WTC senza rendersi conto che c'è qualcosa di terribilmente sbagliato nella versione ufficiale”.

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