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11 settembre 1973: golpe militare in Cile. Seguiranno 17 anni di terrore e morte

L’11 settembre del 1973 i reparti dell’esercito guidati dal generale Augusto Pinochet presero d’assalto il Palazzo della Moneda, a Santiago del Cile. Dentro, asserragliato insieme ai suoi collaboratori, c’era il presidente del Paese Salvador Allende, che morì lo stesso giorno: secondo alcuni venne ucciso, secondo altri si suicidò. Quel che è certo è che si difese contro il nemico prima di togliersi la vita.
A cura di Davide Falcioni
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L'11 settembre del 1973 i reparti dell'esercito guidati dal generale Augusto Pinochet presero d'assalto il Palazzo della Moneda, a Santiago del Cile. Dentro, asserragliato insieme ai suoi collaboratori, c'era il presidente del Paese Salvador Allende, che morì lo stesso giorno: secondo alcuni venne ucciso, secondo altri si suicidò: quel che è certo è che in sei ore di resistenza, Allende partecipò attivamente alla battaglia, sparando contro il nemico con l’AK47 regalatogli da Fidel Castro e col quale si toglierà la vita. Quel che è certo è soprattutto che il golpe militare mise fine alla cosiddetta via cilena al socialismo”, promossa dal primo presidente marxista eletto democraticamente in un paese del Sudamerica, segnando l’inizio di una dittatura fascista sanguinosa per il paese latino-americano e imponendosi alla storia come uno degli avvenimenti più controversi del secolo scorso. Quel che è certo è anche che l'avvento di Pinochet portò morte e paura: oltre 3000 cittadini cileni vennero uccisi, decine di migliaia torturati. Molti, per salvarsi, furono costretti all'esilio all'estero.

La dittatura di Augusto Pinochet durò fino al 1990 e fu sostenuta dagli Stati Uniti, che notoriamente osteggiavano soluzioni politiche differenti dal capitalismo. Come spiega lo studioso Gennaro Carotenuto: "A partire dal 1961 (presidente John F. Kennedy) la Casa Bianca aveva iniziato a lavorare per impedire che Allende arrivasse alla presidenza. La cosa era riuscita nel 1964, fallì nel 1970. Da quel momento, il governo degli Stati Uniti lavorò per sovvertire le istituzioni democratiche in Cile. La ricerca di interlocutori golpisti nell’esercito e nell’aristocrazia cilena da parte del governo e dei servizi degli Stati Uniti, la "guerra psicologica" il soffiare sul fuoco del golpe, istigarlo e poi difenderlo con ogni mezzo, è altrettanto indiscutibile e attestato in innumerevoli documenti cominciati a pubblicare a Washington fin dal 1975″.

Di quegli anni Isabel Allende, scrittrice e parente dell'ex presidente cileno, racconta: "Avevamo paura, eravamo quasi paralizzati dal terrore. La maggior parte della gente non voleva finire nei guai, preferiva tenere un basso profilo e portare avanti una vita tranquilla. Non c'erano vere e proprie informazioni, solo voci. Sentivamo dire di centri di tortura, campi di concentramento, omicidi, irruzioni nei quartieri poveri, di migliaia di persone arrestate e un numero ancora maggiore che aveva lasciato il paese, ma non c'era modo di avere conferma. Temevamo che i telefoni fossero controllati e che molte persone fossero diventate informatrici, così eravamo cauti nel parlare anche coi parenti meno stretti. Alcuni di noi diedero una mano alle persone che volevano fuggire, era impossibile rifiutare un aiuto a chi cercava un posto dove nascondersi. All'inizio non ci rendemmo conto delle conseguenze".

In occasione dei 40 anni dal golpe intanto la Bbc ha pubblicato dei contenuti audio originali di quelle ore. E sull’onda delle celebrazioni, Amnesty International negli ultimi giorni ha lanciato un appello mondiale per chiedere al governo cileno di attuare misure concrete per interrompere l’impunità per le violazioni del passato, del presente e del futuro, con particolare riferimento all’abolizione del decreto legge 2191, meglio conosciuto come legge d’amnistia, approvato durante il regime di Pinochet e tuttora in vigore. Augusto Pinochet rimase in carica fino al 1990, destituito da un referendum popolare che ha riportato faticosamente il Cile sulla strada della democrazia e delle libere elezioni.

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