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Esselunga: Bernardo Caprotti vince la battaglia legale contro i figli, il gruppo resta suo

La Cassazione ha dato ragione al fondatore della catena di supermercati respingendo il ricorso dei figli sulla proprietà delle azioni.
A cura di Antonio Palma
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La lunga battaglia legale tra la famiglia Caprotti per il controllo di Esselunga sembra avere un vincitore. Il fondatore del gruppo e capostipite della famiglia, Bernardo Caprotti, infatti ha vinto definitivamente uno degli scontri giudiziari in atto contro i figli restando quindi proprietario di Esselunga. In particolare è stata la prima sezione della Corte di Cassazione a respingere il ricorso promosso da Giuseppe e Violetta Caprotti nei confronti del padre contro la sentenza della Corte d’appello di Milano del primo luglio 2014 che aveva sancito la piena ed esclusiva proprietà in capo a Bernardo Caprotti delle azioni del gruppo.

La vicenda nasce l’8 febbraio del 2011 quando Caprotti, ritornando sui suoi passi, dava istruzioni di estinguere e rimuovere i mandati fiduciari emessi nei confronti dei figli nel 1996, avente come oggetto le azioni di Supermarkets Italiani spa, e al contempo di attivare contestualmente un corrispondente mandato fiduciario sulle stesse azioni a beneficio di sé stesso. L'azione diede seguito ai giudizi arbitrali che, nel luglio del 2012, accertavano la piena ed esclusiva proprietà del gruppo da parte di Bernardo Caprotti.

I figli del patron di Esselunga però non hanno mai accettato la decisione e hanno deciso di impugnare il lodo in Tribunale. Il ricorso però è stato sempre respinto anche se Giuseppe e Violetta sono andati avanti fino alla Cassazione che martedì ha messo la parola fine al caso. "Si chiude definitivamente una storia che va avanti da tanti anni. È stato respinto il tentativo di assalto alla posizione di Bernardo Caprotti, coltivato attraverso una serie di giudizi. Oggi questa decisione della Cassazione mette la parola fine alla vicenda" ha commentato l’avvocato Marcello Molè, legale del patron di Esselunga. In realtà sul caso resta ancora pendente la causa civile sulla posizione di Unione Fiduciaria, presso la quale erano state depositate le azioni. In questo caso si attende una sentenza anche prima dell’estate.

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