Ergastolo all’ex infermiera di Lugo: “Uccise una paziente con iniezione letale”
Daniela Poggiali, la 44enne ex infermiera dell'ospedale Umberto I di Lugo, nel Ravennate, dovrà passare il resto della vita in carcere. La Corte d’Assise di Ravenna ha condannato al massimo della pena la donna che avrebbe ucciso con un’iniezione letale una paziente. La sentenza è arrivata nella serata di ieri, dopo ben 8 ore di Camera di consiglio da parte della giuria presieduta dal giudice Corrado Schiaretti ed è stata letta in un’aula gremita. Per i giudici non ci sono stati dubbi: ad uccidere Rosa Calderoni, 78 anni di Russi all’ospedale di Lugo, è stata la Poggiali con un’iniezione di potassio. Concessa anche una provvisionale da 150mila euro ai due figli della vittima.
L'ex infermiera di Lugo sospetta di altre morti
Ma l’ex infermiera è indagata per almeno un’altra decina di morti sospette in corsia. Basti pensare che durante i suoi turni ci furono una novantina di morti in più rispetto alla media dei periodi senza di lei. Durante il processo, il magistrato ha poi evidenziato anche a tutti i furti (70-80 all'anno) verificatasi nel reparto della Poggiali, quello di Medicina, quando lei era in servizio. E poi ci sarebbero quei selfie sorridenti accanto a un'altra paziente appena morta. "In criminologia – aveva detto la pm Angela Scorza – sarebbe indicata come serial killer dominante: uccidendo, si sentono potenti. E lei ha ucciso non per pietas ma perché si compiace di dare la morte".
Le reazioni alla sentenza
La difesa, rappresentata da Stefano Dalla Valle, aveva invece chiesto l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" o "perché non l'ha commesso". In alternativa il legale aveva chiesto che l'imputata venisse assolta "perché le prove raccolte sono insufficienti o contraddittorie. "Dopo due anni non è emerso nessun riscontro. L'ipotesi accusatoria è solo suggestiva", aveva detto l’avvocato. La pm Scorza pretendeva anche 1 e mesi 6 di isolamento diurno per la Poggiali. Richiesta che non è stata accolta dai giudici. "Una sentenza giusta, un riconoscimento di giustizia consolante – commenta l'altro legale della famiglia, Marco Martines, che tutela il figlio maschio della Calderoni – è un bel giorno, su questa terra i figli della signora Calderoni ha sentito di poter toccare con mano la giustizia".