Uno dei grandi protagonisti del consistente sviluppo economico – sociale avuto dall’Italia negli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale fu senz’altro Enrico Mattei, che collochiamo a pieno titolo fra gli uomini che hanno fatto la storia del nostro Paese. Nato ad Acqualagna nel 1906 da una famiglia di modestra estrazione sociale, inizia fin da giovanissimo la carriera dirigenziale, dato che a vent'anni si ritrova ad essere dirigente di una fabbrica nella quale era entrato come operaio. Da qui prende l’avvio una brillante carriera che lo vede assoluto protagonista nelle scelte industriali e di politica energetica dell’Italia del dopoguerra. Prende parte alla Resistenza nelle organizzazioni partigiane cosiddette “bianche”, ovvero quegli schieramenti maggiormente orientati verso l’area politica d’ispirazione cattolica, distinguendosi per il coraggio e le spiccate abilità diplomatiche. Alla fine della guerra resterà vicino, per il resto della sua vita, alle posizioni politiche della Democrazia Cristiana.
Subito dopo la liberazione viene nominato da Cesare Marzagora commissario liquidatore dell’AGIP, l’ente statale di estrazione e lavorazione del petrolio istituito sotto il ventennio fascista, con il solo compito di procedere alla liquidazione ed alla chiusura dell’azienda pubblica. Mattei, però, intuisce subito le grandi potenzialità dell’azienda che, a suo modo di vedere, avrebbe potuto rappresentare un elemento importante per la ricostruzione economica del paese. In aperto contrasto con buona parte del mondo politico, da un lato la sinistra che vedeva nell’AGIP un retaggio della politica economica del fascismo e che pertanto doveva essere soppressa, dall’altro lato parte del mondo imprenditoriale legato agli USA e alla DC che spingevano fortemente in direzione di un riassetto di tipo liberista della politica economica, Mattei si impegna con forza nel risollevare le sorti dell’azienda.
Oltre ad un interesse di tipo economico, Mattei riesce a giocare una partita dall’alto valore simbolico: dimostrare all’Occidente la capacità italiana di rialzare con orgoglio la testa dopo la sciagura della guerra. Qualche anno dopo nel 1953, sotto la pressione di Enrico Mattei, il governo italiano istituisce l’Ente Nazionale Idrocarburi meglio conosciuto come ENI. La legge 136 del 10 febbraio 1953 attribuisce al neonato ente, sotto la presidenza di Enrico Mattei, il monopolio nella ricerca e nella produzione di idrocarburi nella Pianura Padana. All’ENI fu attribuito inoltre il controllo delle società Agip, Snam e Anic. Si tratta di un momento rivoluzionario nella storia della politica economica del nostro paese. L’Italia aveva già visto nella sua storia il nascere di grandi enti pubblici a carattere economico, basti pensare a quello che era stato il ruolo dell’Istituto per la Ricostruzione Nazionale. L’IRI era nata, però, con un carattere dichiaratamente emergenziale, bisognava salvare dal fallimento le principali banche italiane; la nascita dell’ENI segna un radicale cambiamento, con la funzione di esercitare un fondamentale ruolo “strategico” all’interno di una politica economico-industriale più complessiva.
Ed il ruolo dell’ENI Enrico Mattei lo pensava esattamente in questi termini. Sotto il controllo di Mattei la gestione della politica energetica segna un notevole passo avanti del nostro paese in direzione di un’autonomia nazionale ed anche di una competizione all’estero. La critica di Mattei al cosiddetto cartello economico delle “sette sorelle” accusate di vessare e sfruttare i paesi fornitori del Terzo Mondo, favorì la penetrazione italiana in Afirca, dove oltre a stipulare numerosi accordi per la ricerca, l’ENI ebbe la possibilità di costruire raffinerie e reti di distribuzione. Con Enrico Mattei si va affermando un dato, impensabile fino a pochi anni prima: l’autorevolezza e l’intraprendenza dell’Italia nel panorama economico mondiale. Enrico Mattei muore a Bascapè il 27 ottobre 1962 a seguito di un incidente aereo.
Ancora oggi la sua morte è circondata da un’aura di mistero. Nei mesi precedenti alla morte, infatti, l’ENI si apprestava a fare una serie di importanti operazioni in Algeria, paese allora sconvolto dalla guerra civile. Mattei si affrettò a precisare che l’ENI avrebbe accettato di operare in Algeria solo a patto che in quel paese fosse avvenuta una transazione democratica guidata dal Fronte di liberazione algerino. Questa posizione irritò non poco i rappresentanti delle “sette sorelle” che cercarono inutilmente di coinvolgere l’ENI in una politica comune rispetto al paese nord-africano, accusando Mattei di voler soltanto strappare condizioni commerciali più favorevoli. In verita, già subito dopo l’incidente furono in molti a pensare che l’esplosione dell’aereo che trasportava Mattei non fosse soltanto frutto del caso, e che dietro tutto ciò potessero esserci inconfessabili interessi economici. Le indagini dell’Aereonautica italiana furono subito archiviate riconducendo l’esplosione ad un guasto tecnico. Fu solo nel 1997 che il ritrovamento di nuovi reperti fece riaprire le indagini. La conclusione fu che l’aereo di Mattei esplose a causa di una bomba che era stata collacata in esso, senza però la possibilità di individuare i mandanti dell’attentato. L’omicidio Mattei segnava la fine di una pagina importante della nostra storia nazionale, la fine di un uomo che seppe dare un impulso decisivo alla ricostruzione economica e morale del nostro paese.
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A cura di Rocco Corvaglia