In queste ore si rincorrono le segnalazioni e le polemiche relativamente all’utilizzo del cosiddetto “tagliando antifrode” nelle operazioni di voto per le elezioni politiche 2018. Vi avevano già spiegato qui di cosa si trattasse: ovvero di un tagliando rimovibile dotato di un codice progressivo alfanumerico, applicato su tutte le schede autenticate dai componenti del seggio elettorale al momento della costituzione del seggio, ovvero nel pomeriggio del sabato precedente alle elezioni.
Come funziona il meccanismo del tagliando antifrode? Prima di entrare in cabina elettorale, ogni elettore riceve le schede dotate del tagliandino rimovibile: il codice alfanumerico viene annotato accanto al nome dell’elettore e quest’ultimo può recarsi all’interno della cabina. Dopo aver espresso il proprio voto, l’elettore consegna la scheda chiusa al Presidente di seggio, che, dopo aver controllato la corrispondenza del codice alfanumerico con quello annotato dagli scrutatori sul registro, provvede a staccare il tagliandino e successivamente a inserire la scheda all’interno dell’urna. Stando ai primi riscontri, si sta rivelando un sistema semplice, ma che sta rallentando, anche di molto, le operazioni di voto.
A che serve? Si tratta di un meccanismo, per quanto abbastanza farraginoso, che dovrebbe contrastare di scambio, rendendo di fatto impossibile l’utilizzo del sistema della “scheda ballerina”. È il metodo più diffuso di controllo del voto, che consiste nel “recuperare” una scheda, spesso con la complicità di uno dei componenti del seggio, votarla e consegnarla all’elettore di cui si intende controllare al voto; quest’ultimo si recherà al seggio, otterrà una nuova scheda dal Presidente di seggio, ma inserirà nell’urna quella già votata, provvedendo a restituire la scheda “pulita” al criminale cui ha ceduto il proprio diritto di voto. Con il tagliandino questo sistema non può funzionare, dal momento che per forza di cose i codici alfanumerici non potrebbero combaciare e dunque il Presidente di seggio si accorgerebbe della frode.
Con il tagliandino si può riconoscere il voto di un elettore?
No, è impossibile. È vero che vengono "conservati" i tagliandini staccati dalle singole schede ma, cosa fondamentale, imbuca nell’urna una scheda completamente anonima. In altre parole, non c’è alcuna possibilità di risalire al voto di un singolo elettore perché la scheda anonima si confonde con le altre centinaia di schede anonime inserite nell’urna.
Molti lettori ci stanno segnalando errori nell’inserimento delle schede nell’urna, con i presidenti che dimenticano di staccare il tagliandino oppure con elettori distratti che inseriscono loro stessi la scheda nell’urna. Si tratta di casi limite, cui è difficile dare una risposta “complessiva”. L’unica certezza è che il Presidente non può rompere i sigilli dell’urna per recuperare la scheda inserita erroneamente. I sigilli devono infatti rimanere integri fino all’avvio dello spoglio.
In caso di errore, l’indicazione è quella di annullare la scheda, proprio per impedire che si possa risalire all’identità dell’elettore. Tuttavia, dal momento che la prima regola è sempre quella di rispettare la volontà dell’elettore, potrebbero arrivare indicazioni diverse prima dello spoglio: ovvero staccare il tagliandino “prima” dell’apertura della scheda e solo successivamente procedere allo spoglio. Questa, lo ripetiamo, è solo una ipotesi, dal momento che l’indicazione ufficiale è quella di annullare la scheda.