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Elezioni politiche 2018

Elezioni politiche, come funziona il voto all’estero: le modalità e il rischio brogli

Le elezioni politiche del 4 marzo si avvicinano e sono già partite le buste con le schede per chi vota all’estero. Come funziona il voto per chi non risiede in Italia, le differenze rispetto al voto nel territorio nazionale e i rischi, dai brogli alla scarsa rappresentanza.
A cura di Stefano Rizzuti
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In vista delle elezioni politiche del 4 marzo, 4 milioni e 300 persone residenti in 177 paesi diversi saranno chiamate al voto fuori dall’Italia per eleggere i 12 deputati e i 6 senatori riservati alla circoscrizione estero. La nuova legge elettorale, il Rosatellum bis, non influisce sul voto all’estero che viene disciplinato dalla Legge Tremaglia del 2001. Per gli elettori residenti all’estero le modalità di voto sono diverse: le schede arrivano direttamente a casa per posta (i plichi sono già partiti) e si può indicare la preferenza per il candidato scelto, al contrario di quanto avviene in Italia. Poi si spedisce la busta con la scheda entro il primo marzo alle sedi diplomatiche. Da lì partono i voli verso Castelnuovo di Porto, dove i plichi vengono trasferiti ai circa 1.700 seggi: qui la responsabilità non è più della Farnesina ma della Corte d’Appello di Roma. Le operazioni di scrutinio avvengono in contemporanea con quelle dei voti in Italia.

In occasione delle prossime elezioni la Farnesina sta cercando di limitare in ogni modo il rischio brogli. Tra le misure messe in campo, come spiega La Stampa, c’è l’utilizzo di codici a barre per rendere tracciabile il percorso delle buste per evitare il doppio invio o che si voti due volte. Vengono inoltre invitati i carabinieri ad assistere alle varie fasi del procedimento di voto e i diplomatici a presidiare in pianta stabile le schede in tipografia. Anche perché, come dimostrano anche elezioni recenti come quelle del 2006 e del 2013, il voto all’estero può essere decisivo per ottenere la maggioranza parlamentare. E anche in questo caso, in cui i numeri sono incerti, potrebbe essere fondamentale.

Come funziona il voto all’estero

A chiarire il funzionamento del voto all’estero è il ministero dell’Interno. A poter votare sono i cittadini italiani residenti all’estero iscritti nelle specifiche liste elettorali. Votano per corrispondenza, così come possono farlo anche coloro che per “motivi di lavoro, studio o cure mediche” si trovano per almeno tre mesi in un paese straniero durante il periodo elettorale. “Quella del voto per corrispondenza – secondo quanto prevede la legge – è la modalità ordinaria di voto. In alternativa il cittadino italiano residente all’estero può optare, entro il termine fissato dalla legge, per votare in Italia, presso le sezioni elettorali del comune nelle cui liste elettorali è iscritto, per i candidati che si presentano nelle circoscrizioni e regioni del territorio nazionale”.

La circoscrizione estero è suddivisa in quattro ripartizioni: Europa, compresi i territori asiatici della Federazione Russa e della Turchia; America meridionale; America settentrionale e centrale; Africa, Asia, Oceania e Antartide. Non tutti i cittadini italiani all’estero possono però votare per corrispondenza: non è infatti previsto il voto all'estero per chi risiede in stati con i quali il governo italiano non ha concluso accordi per garantire condizioni di uguaglianza, libertà e segretezza, o per quelli in cui la situazione politica non garantisce il rispetto di questi principi. In questi casi si prevedono misure organizzative per dare la possibilità ai cittadini italiani residenti in tali stati di votare in Italia.

Come si vota all'estero

L'elettore residente all’estero vota tracciando un segno sul contrassegno corrispondente alla lista da lui prescelta o comunque sul rettangolo che lo contiene. Al contrario di quanto avviene in Italia, l’elettore può esprimere due voti di preferenza nelle ripartizioni alle quali sono assegnati due o più deputati o senatori e un voto di preferenza nelle altre. Per esprimere la preferenza è necessario scrivere il cognome del candidato nella riga apposita. Il voto di preferenza per un candidato incluso in un’altra lista è nullo. Nel caso in cui l’elettore esprima solamente la preferenza, il voto va direttamente alla lista per cui la persona indicata è candidata.

I rischi del voto all’estero: dai brogli alla rappresentanza

Il voto all’estero è da anni al centro delle polemiche e della accuse di brogli. Tra i rischi contemplati dalla legge del 2001 c’è la possibilità che l’elettore voti “sia per corrispondenza che nel seggio di ultima iscrizione in Italia” o anche che voti “più volte per corrispondenza”: in questi casi può essere punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 52 a 258 euro.

Un altro rischio viene evidenziato dal tribunale di Venezia che ha sollevato dubbi di costituzionalità sulla legge che disciplina il voto all’estero. E il 21 febbraio la Corte Costituzionale si esprimerà su quelle che vengono definite dai giudici che hanno presentato il ricorso come ombre da far dubitare persino che possa definirsi voto.

Ma i rischi sono ancora tanti. C’è la possibilità che a votare non sia la persona iscritta all’Anagrafe degli italiani all’estero ma qualcuno che lo faccia al suo posto. Altro elemento sottolineato da più parti è che ad aver diritto di voto sono anche molte persone che non hanno mai vissuto in Italia e in alcuni casi non parlano neanche italiano. C’è poi un altro elemento: da sempre la percentuale di schede non valide all’estero è nettamente superiore rispetto all’Italia, passando dal 10% dell’estero al 3% nel nostro territorio. E anche l’affluenza è nettamente più bassa: alle ultime politiche è stata del 32% all’estero contro il 75% in Italia, motivo per cui c’è anche chi sostiene che il numero di seggi assegnati all’estero sia troppo elevato. E, altro problema, è la poca rappresentatività di collegi enormi che vanno – per esempio – dalla Nigeria all’Australia.

Poi ci sono le denunce già presentate negli scorsi anni. Una di queste è che arrivino voti con più schede compilate dalla stessa mano, casi di fotocopie a colori o, ancora, preferenze espresse da elettori defunti. Tra le altre denunce ci sono quelle di chi non ha mai ricevuto il plico per votare o ne ha ricevuto più di uno. C’è chi non è risultato iscritto all’Aire nonostante avesse espletato tutte le procedure necessarie. E ci sono anche le denunce di coloro che dichiarano di aver visto i pacchi con le schede lasciati davanti ai consolati e non ritirati.

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