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Elezioni in Turchia: Erdoğan perde Ankara e anche la “sua” Istanbul

Il partito del presidente ha perso le elezioni amministrative ad Ankara e Istanbul, cedendo all’opposizione anche zone ricche di importanti comparti industriali. Erdoğan paga la crisi economica a cui non ha saputo dare risposte convincenti, i suoi avversari cavalcano l’onda come fece lui nel 2002.
A cura di Tommaso Coluzzi
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"Chi vince Istanbul vince la Turchia, chi vince Istanbul vince tutto". Questa volta il mantra ripetuto da Recep Tayyip Erdoğan fin dall'elezione del 1994 a sindaco della sua città non gli ha portato grande fortuna, anzi. I risultati delle elezioni amministrative segnano una svolta nella politica turca, anche se è ancora presto per prevedere la portata del cambiamento o per dare per spacciato un uomo che da quasi vent'anni governa il suo Paese. Dopo aver perso il controllo di Ankara il partito del presidente ha dovuto accettare la sconfitta anche nella città sul Bosforo. Ieri sera sono arrivati i risultati non ufficiali dell'agenzia statale Anadolu: Ekrem Imamoglu, candidato del partito di opposizione repubblicano, avrebbe vinto con il 48,78% dei voti contro l'uomo del Governo, Binali Yildirim, dato al 48,42%. Una manciata di schede elettorali, quanto basta per consegnare all'opposizione la città del Sultano. Il partito del presidente ha già annunciato diversi ricorsi in entrambe le città, soprattutto a Istanbul dove verranno ricontate 320mila schede.

Una crisi economica aveva aiutato l'ascesa di Erdoğan nel 2002, una crisi economica oggi sta favorendo i suoi avversari. La Turchia è in recessione dallo scorso anno, con la disoccupazione che continua a crescere, il Pil che continua a rallentare, la lira turca che diminuisce il suo potere d'acquisto e l'inflazione al 20%. Per infondere fiducia nella popolazione non sono bastate le misure approvate dal presidente negli scorsi mesi, come la riduzione dell'Iva su cibo e medicine o gli sconti sulla bolletta della luce.

All'Akp del presidente non può bastare la conferma di essere il primo partito politico del paese con il 45% dei voi, addirittura in aumento rispetto alle elezioni politiche del 2018 vinte da Erdoğan. Le regioni più conservatrici e religiose dell'Anatolia sono rimaste in mano al Sultano di Istanbul, che però ha dovuto cedere al partito di opposizione diverse zone della Turchia dove si trovano importanti comparti industriali. Ma soprattutto ha perso nelle grandi città come Istanbul e Ankara, dove Mansur Yavas, candidato del Chp, ha vinto con il 51% delle preferenze.

Se in origine l'importanza del voto di domenica era relativa, è stato proprio il presidente turco a caricarla di un enorme valore simbolico. Erdoğan ha chiesto alla sua gente una risposta chiara, con una campagna elettorale fin troppo intensa per delle elezioni amministrative. Voleva una conferma sulla sua popolarità. Per la "sopravvivenza della Turchia" ha voluto girare tutto il Paese, per dimostrare ancora una volta al mondo il suo dominio egemone che dura ormai da vent'anni. Ma questa volta si è aperta una piccola crepa.

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