Elena Ceste, le tappe della vicenda: dalla scomparsa alla condanna a 30 anni per il marito
Michele Buoninconti è stato condannato a 30 anni per l'omicidio della moglie Elena Ceste. È finito così il processo di primo grado celebrato ad Asti con rito abbreviato. Il gup Roberto Amerio ha accolto le tesi dell’accusa e ha riconosciuto Michele Buoninconti colpevole di aver ucciso la moglie e di averne occultato il cadavere. Questo nonostante il vigile del fuoco abbia ripetuto fino alla fine, anche durante l’ultima udienza del processo al tribunale di Asti, di essere innocente.
La scomparsa di Elena Ceste e il ritrovamento del corpo
Il giallo di Elena Ceste è iniziato la mattina del 24 gennaio 2014, quando la casalinga e mamma 37enne è scomparsa misteriosamente dalla sua abitazione a Costigliole d’Asti. Suo marito Michele Buoninconti, che quella mattina era andato ad accompagnare i quattro figli a scuola, dichiarò di non averla più trovata al suo ritorno. Tanti sin dal principio i misteri sul caso. Denunciando la scomparsa di Elena, Buoninconti disse che sua moglie quel giorno non si sentiva bene. Secondo la sua versione, sarebbe uscita in stato confusionale e si sarebbe allontanata a piedi completamente nuda. I vestiti, perfettamente piegati, furono ritrovati a casa, dove la donna aveva lasciato anche gli occhiali da vista. Immediatamente scattano le ricerche per ritrovare la donna. Nei mesi vengono ipotizzate diverse piste: si parla di rapimento, di suicidio, di omicidio, di fuga volontaria. Ci sono anche state segnalazioni, falsi allarmi, mitomani e ricerche all’estero. Il giallo si “risolve” dopo nove mesi, nell’ottobre del 2014. Il cadavere di Elena Ceste viene trovato in avanzato stato di decomposizione in un canale di scolo nelle campagne vicino alla casa della donna. Elena era rimasta sempre lì, poco lontano l’abitazione in cui viveva con il marito e i figli.
Michele Buoninconti indagato e arrestato
Poco dopo la conferma della morte di Elena Ceste gli inquirenti iscrivono nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere il marito Michele Buoninconti. Per la procura si tratta di un atto dovuto, ma i sospetti nei suoi confronti sono sempre più forti. Nei mesi precedenti al ritrovamento del cadavere l’uomo era stato ascoltato più volte in qualità di testimone e, anche partecipando a diverse trasmissioni televisive, aveva lanciato appelli per ritrovare la moglie. Nel gennaio del 2015, un anno dopo la scomparsa di Elena, Michele Buoninconti viene arrestato dai carabinieri di Asti. Secondo il Gip di Torino Giacomo Marson, Elena Ceste è stata uccisa nel letto coniugale, “sorpresa e assassinata dal marito” dopo essersi occupata “della propria igiene personale” e prima ancora di potersi rivestire. Subito dopo essere stata uccisa Elena Ceste sarebbe stata gettata nel Rio Mersa. Per quanto riguarda il movente, secondo il Gip “va ricercato nell'odio maturato nel tempo”. Secondo il giudice, Buoninconti riteneva che Elena “fosse una moglie e una madre inadeguata; una donna infedele e inaffidabile, dedita a coltivare rapporti virtuali con il computer e, quindi, da raddrizzare”. Il giudice sottolinea anche che Michele Buoninconti si è comportato in modo da “condizionare i propri figli” per depistare le indagini.
Il processo per l’omicidio di Elena Ceste
Il primo luglio del 2015 ad Asti prende il via il processo, con il rito abbreviato, nei confronti di Michele Buoninconti. L’imputato è in carcere dal giorno dell’arresto. All’uomo il tribunale dei minori di Torino ha anche tolto la responsabilità genitoriale nei confronti dei quattro figli avuti con la vittima. Al processo per omicidio l’accusa chiede il massimo della pena, 30 anni, mentre i difensori insistono sull’innocenza del vigile del fuoco. La sentenza è arrivata il 4 novembre 2015: Buoninconti è stato condannato per omicidio premeditato e occultamento di cadavere. “La famiglia è soddisfatta perché giustizia è stata fatta, anche se questa sentenza conferma che Elena è morta per mano di Michele. È una consapevolezza difficile da accettare”, hanno commentato i legali della famiglia di Elena Ceste. Non si arrende, invece, Buoninconti: “La battaglia per ricostruire la verità continua. Michele ha detto che sperava che già questo giudice lo avesse capito e che ora dobbiamo insistere, dobbiamo combattere”, così l'avvocato Giuseppe Marazzita, che ha fatto sapere che aspetterà le motivazioni per poi presentare sicuramente appello.