Electrolux, sciopero dei lavoratori. Ma l’azienda precisa: “taglio di 130 euro al mese”
Il caso della Electrolux fa paura ai dipendenti e inquieta i sindacati che sono già sul piede di guerra. Quello che è già stato ribattezzato ’’Piano Polonia’’, e che prevede una drastica riduzione del costo del lavoro e degli stipendi, ha portato gli stessi lavoratori a scendere in piazza per una serie di assemblee negli stabilimenti di Susegana, in provincia d Treviso, e di Porcia, a Pordenone, oltre a proclamare un’intera giornata di sciopero. Ma negli stessi istanti la multinazionale svedese ha emesso una nota per precisare i dettagli della sua proposta. E' prevista "una riduzione di tre euro all'ora. In termini di salario netto questo equivale a circa l'8% di riduzione, cioè a meno di 130 euro al mese" spiega l'Electrolux. I sindacati ieri avevano parlato di un taglio molto più drastico: da 1.500 euro a 7/800 euro.
Nel corso dell'incontro a Mestre, prosegue l'azienda "è stata anche avanzata l'ipotesi di raffreddare l'effetto inflattivo del costo del lavoro, responsabile del continuo accrescere del gap competitivo con i paesi dell'est Europa, attraverso il congelamento per un triennio degli incrementi del contratto collettivo nazionale di lavoro e degli scatti di anzianità. Ovviamente l'azienda ha dato piena e ovvia apertura a considerare altre forme di riduzione del costo del lavoro con minori o, se possibile, nulle conseguenze sui salari". Si ribadisce inoltre che "il regime di sei ore assunto come base per tutti i piani industriali è da considerarsi con applicazione della solidarietà, come da accordi sottoscritti e dei quali si auspica il prossimo rinnovo".
Davide Serra appoggia Electrolux – Davide Serra, finanziere di Algebris e sostenitore di Matteo Renzi, in una serie di tweet ha definito "razionale" il piano di Electrolux. Secondo Serra la strategia di drastica riduzione del costo del lavoro sarebbe l’unica percorribile affinché l’azienda ritrovi competitività. Ha poi sottolineato come sia un dato di "realtà" il tentativo di "salvare lavoro e azienda con taglio ai salari, oppure chiudere come altre 300mila aziende".