El Chapo Guzman estradato in Usa, il re messicano del narcotraffico rischia pena di morte
Possono cantare vittoria oggi la magistratura e la diplomazia statunitense dopo anni di battaglie legali e concordati a livello politico. L'ex re del narcotraffico a livello internazionale, il messicano Joaquin ‘El Chapo' Guzman, infatti è stato estradato negli Stati Uniti dove è accusato e sarà processato per fatti legati proprio al traffico di droga. Guzman è stato prelevato nelle scorse ore dal carcere di massima sicurezza nella città di confine di Ciudad Juárez, dove era rinchiuso dopo l'ultima cattura seguita all'ennesima evasione, e trasferito all'aeroporto della stessa città per essere consegnato alle autorità degli Stati Uniti. Ad annunciarlo è stato il governo messicano.
Con un volo speciale diretto l'uomo è arrivato a New York dove nella stessa giornata di oggi comparirà davanti ad un giudice di un tribunale federale di Brooklyn. Probabilmente poi sarà nuovamente trasferito in un carcere di massima sicurezza negli Stati Uniti. L'ex signore della droga e fondatore del temuto e potente cartello di Sinaloa, è accusato sia nello stato della California sia in quello del Texas, due degli stati Usa confinanti col Messico, e rischia la pena di morte perché accusato anche di aver commissionato diversi omicidi.
Del resto il rapporto della sua organizzazione criminale con gli Usa è stato uno dei meccanismi che lo ha arricchito di più, tanto che la rivista statunitense Forbes, nel 2009, lo ha inserito nell'elenco delle 50 persone più ricche del mondo, stimandogli un patrimonio di un miliardo di dollari. Dopo la a rocambolesca fuga da un carcere di massima sicurezza l’11 luglio 2015, quando su una moto percorse un tunnel lungo 1,5 km scavato sotto la sua cella, e dopo il nuovo arresto l’8 gennaio del 2016 mentre era in contatto con l’attore americano Sean Penn, Guzman aveva tentato di opporsi all'estradizione ma non ci è riuscito.
Il Dipartimento di Giustizia ha ringraziato formalmente il Messico "per la sua ampia cooperazione e per l'assistenza nel garantire l'estradizione di Guzman per gli Stati Uniti" e sono in molti a giudicare l'estrazione, avvenuta a poche ore dalla cerimonia di insediamento del presidente eletto Donald Trump, come un messaggio di cooperazione al nuovo presidente. Una lettura respinta dal procuratore generale del Messico Alberto Elias Beltran, che ha negato ogni collegamento fra i due eventi.