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Egitto, proseguono gli scontri. Obama preoccupato: “Torni la democrazia”

Mohamed Morsi non è più il presidente dell’Egitto: grande gioia a piazza Tahrir quando è arrivato l’annuncio di una road map che sospende la costituzione in attesa di nuove elezioni. Piene anche le piazze pro Morsi e nuovi scontri nella notte. Gli Usa prendono posizione.
A cura di Susanna Picone
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Da ieri pomeriggio Mohamed Morsi non è più il presidente dell’Egitto, è stato destituito e trattenuto dalle autorità: l’annuncio è arrivato in seguito alla scadenza dell’ultimatum dell’esercito e al rifiuto dello stesso presidente a dimettersi. Quando il ministro della Difesa Abdel Fattahel Siss ha parlato di una road map che sospende la costituzione e ha consegnato i poteri presidenziali al presidente della Corte costituzionale in attesa di nuove elezioni, piazza Tahrir è esplosa di gioia. Il presidente della Corte Costituzionale Adli Mansour è stato nominato capo dello Stato ad interim. Anche le piazze pro Morsi si sono riempite e in tarda serata ci sono stati nuovi scontri tra sostenitori e oppositore del presidente destituito. Sarebbero morte almeno 10 persone a causa delle violenze tra le fazioni opposte.

Usa e Onu preoccupati – Al termine della lunga giornata egiziana l’America di Barack Obama ha rotto il silenzio: il presidente Usa ha lanciato un appello alle Forze Armate affinché ristabiliscano quanto prima una situazione di agibilità democratica senza ricorrere alla violenza. Gli Stati Uniti, sottolinea Obama, sono “profondamente preoccupati per la decisione delle Forze Armate egiziane di rimuovere il presidente Morsi e sospendere la Costituzione egiziana”.  L’appello di Obama è alle forze armate egiziane “affinché agiscano rapidamente e responsabilmente per restituire piena autorità a un governo civile democraticamente eletto, il più presto possibile, attraverso un processo inclusivo e trasparente”. Obama ricorda a che gli “Stati Uniti non sostengono alcun leader o alcun partito”, che il loro impegno “è a favore di un processo democratico e al rispetto della legge”.

Aiuti militari a rischio – È necessario che “la transizione sia rapida e che in nessun modo il rivolgimento popolare di queste ore si trasformi in un vero e proprio colpo di Stato”. Obama ricorda anche che nessun aiuto economico potrà essere destinato a Paesi il cui governo democraticamente eletto venisse deposto da un golpe militare e dice: “Tenuto conto degli sviluppi di oggi ho dato direttive alle agenzie e ai dipartimenti competenti di valutare le implicazioni di legge rispetto agli aiuti americani al governo egiziano”. Anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon si è detto preoccupato per l’interferenza dei militari in Egitto e ha aggiunto che “sarà cruciale rafforzare il governo civile in linea con i principi della democrazia”.

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