Egitto, l’esercito annuncia che non userà la forza contro i manifestanti
L'esercito egiziano non userà la forza contro i manifestanti.Lo hanno assicurato le forze armate del paese arabo, che sta vivendo la sua settima giornata di proteste, in un comunicato emesso oggi e nel quale ha considerato come "legittime" le rivendicazioni del "grande popolo d'Egitto".
"Le vostre forze armate, che sono coscienti della legittimità delle vostre richieste e desiderano assumersi la responsabilità di proteggere la nazione ed i cittadini, affermando che la libertà di espressione attraverso mezzi pacifici è garantita per tutti" afferma il comunicato dell'esercito. Questa è la prima comunicazione esplicita da parte dell'esercito di non sparare sui manifestanti. L'avviso arriva inoltre, il giorno prima della "marcia di un milione di persone" prevista per domani a El Cairo ed Alessandria, in una giornata di sciopero generale convocato per reclamare le dimissioni del presidente Mubarak, che da parte sua non ha nessuna intenzione di lasciare il potere.
I militari invitando i cittadini a non compiere atti di sabotaggio che violano la sicurezza e distruggono le proprietà, pubbliche e private. Allo stesso modo, avvertono che non permetterano ai banditi di saccheggiare, attaccare e terrorizzare i cittadini. "La presenza dell'esercito per le strade è per il vostro bene e la vostra sicurezza e benessere. Le forze armate non ricorreranno all'uso della forza contro il nostro grande popolo" recita il comunicato. Poco dopo della nota dell'esercito, il vicepresidente recentemento nominato da Mubarak, Amar Suleiman, se è rivolto alla popolazione attraverso la televisione pubblica annunciando che il presidente lo ha incaricato di iniziare il dialogo con tutti i partiti politici, opposizione inclusa.
Intanto Mohamed El Baradei, premio Nobel per la pace, ormai indiscusso leader dell'opposizione, chiede il ritiro immediato di Mubarak per "salvare l'Egitto". "Il nostro paese sta cadendo a pezzi" ha detto "Mubarak deve andarsene affinchè si arrivi ad una transizione graduale verso un governo di unità nazionale che fissi tutte le misure per una elezione libera e giusta".