Egitto: le opposizioni non accettano il dialogo. Mubarak deve andare via
Un milione di persone contro Mubarak: era questo l'obiettivo che si era prefissato "il movimento 6 aprile" per la giornata di oggi. Obiettivo pienamente raggiunto secondo gli organizzatori, i quali parlano addirittura di 2 milioni di persone che stanno manifestando in piazza Tahrir e per le vie del Cairo. L'impressione è che si sia giunti a un punto di non ritorno. Da un lato un regime che oscura il web (nei giorni scorsi fu oscurata anche Al Jazeera), che invita i cittadini a restare a casa tramite la tv di Stato e che blocca i treni diretti al Cairo per limitare l'afflusso dei manifestanti alla capitale egiziana; dall'altra un popolo intero che alza la voce e che, ormai, non è più disposto a scendere a compromessi. Insomma Mubarak deve andare via, non esistono margini di trattativa.
Lo confermano anche il leader dell'opposizione egiziana Mohamed El Baradei e il presidente del Fronte democratico per il cambiamento e suo braccio destro, Osama ben Ghazli Harb. I due hanno dichiarato oggi che le opposizioni respingono qualsiasi dialogo prima che se ne vada il presidente Mubarak. El Baradei ha aggiunto che Mubarak deve andar via entro venerdì. Dello stesso parere anche i Fratelli Musulmani, come riferisce il responsabile Mohammed al Beltagi: "La nostra prima richiesta e' che Mubarak se ne vada. Solo dopo il dialogo puo' cominciare con i militari sui dettagli di una pacifica transizione al potere".
Nel pomeriggio di oggi dovrebbe rientrare al Cairo anche Ahmed Zewail, uno dei principali candidati a guidare l'Egitto del dopo Mubarak. Nei giorni scorsi Zewail aveva espresso tutta la sua solidarietà ai manifestanti, affermando tra l'altro che "gli egiziani hanno perso fiducia nel sistema e stanno determinando il loro destino".
Intanto per l' Alto commissario dell'Onu per i diritti umani Navi Pillay il bilancio degli scontri ammonta fino ad ora a 300 morti e 3000 feriti. Anche l'Unesco ha fatto un appello affinché vengano salvaguardati i tesori del Cairo e di Luxor. Ma per chi sta facendo la rivoluzione egiziana, questi sono solo dettagli che al momento non contano.