In una borsa che perde quota in scia alle prese di profitto scattate su Unicredit dopo il balzo della vigilia, della prudenza di Mps, che attende ancora di capire se la sua ricapitalizzazione andrà in porto in extremis o scatterà un salvataggio pubblico-privato che comporterà un onere non indifferente per gli obbligazionisti subordinati, tra i pochi titoli che brillano anche oggi vi è Mediaset, salita di un punto nella seduta regolare ed in rialzo anche nella seduta After Hours.
Anche oggi altissimi i volumi, col 7% del capitale di Cologno Monzese passati di mano e ad acquistare è stata ancora una volta Vivendi, che a fine giornata in una nota ha spiegato: abbiamo oggi superatola soglia del 15% e raggiunto la soglia del 20% del capitale sociale di Mediaset. Per il gruppo che fa capo alla Fininvest della famiglia Berlusconi quella in atto è una scalata ostile non essendo stato concordato preventivamente.
Lo stesso Silvio Berlusconi in una nota spiega: “C’è la compattezza più assoluta della mia famiglia su un punto molto preciso: non abbiamo alcuna intenzione di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori. Per questo abbiamo aumentato la nostra partecipazione e continueremo a farlo nei limiti consentiti dalle leggi” (acquisti sino al 5% all'anno senza che scatti l'obbligo di Opa, ndr).
Qui però i conti non tornano: Fininvest tra gli acquisti sul mercato di ieri (27,66 milioni di azioni circa) e la sottoscrizione di un contratto con diritto a rilevare, oggi, altri 14 milioni di titoli per complessivi 41,663 milioni di azioni pari al 3,527% dell’intero capitale sociale, ha fatto risalire la partecipazione in Mediaset al 38,266% dell’intero capitale sociale ed al 39,775% del capitale avente diritto di voto (al netto delle azioni proprie detenute da Mediaset stessa è pari al 3,795%).
Ora: visto che in Consob Fininvest risultava (anzi, risulta ancora consultando il sito della Commissione) titolare di una partecipazione del 41,291%, questo significa che nei mesi scorsi, quando le quotazioni scendevano in borsa, Fininvest non ha effettuato acquisti, anzi ha limato di quasi 4 punti la propria partecipazione probabilmente nell’ambito di una ordinaria gestione di tesoreria che non ha tenuto conto degli eventuali rischi di un blitz di Vivendi nonostante tra le due aziende fosse sceso da mesi il gelo.
Così se è vero che Vincent Bolloré è un finanziere “spregiudicato” ed abilissimo ad approfittare di quotazioni basse e momenti di “vuoto” politico per sferrare i propri attacchi, è anche evidente che i Berlusconi hanno creduto nella propria impresa meno del raider francese, salvo tornare rapidamente sui propri passi, cercando al contempo una nuova sponda politica che li possa mettere al riparo da una cosa spiacevole come un’operazione di mercato.
E adesso come andrà a finire? Fininvest ha annunciato la presentazione, oggi, alla Procura della Repubblica di Milano e per conoscenza alla Consob di una denuncia per manipolazione del mercato nei confronti di Vivendi, arricchendo il fronte dello scontro giudiziario, ma Bolloré è abituato a non mollare la presa una volta che ha messo gli occhi su una preda potenziale.
Commentano alcuni operatori di borsa: rinchiudersi per anni nel proprio orticello, puntando tutto su legami politici per sfruttare una rendita oligopolistica, finisce molto spesso con l’indebolire le aziende. Spaventarsi ed essere sorpresi dell’arrivo di “raider” stranieri pronti a mettere le mani sulla “sacra” italianità del controllo delle aziende medesime può essere un atteggiamento mediaticamente efficace, ma è economicamente privo di qualsivoglia razionalità.