Visto attraverso le lenti del Farnborough Air Show il mondo “post Brexit” non sembra così spaventoso, almeno per il settore aeronautico. Già nei primi due giorni dello show, che si tiene a cadenza biennale alternandosi col salone aeronautico francese di Le Bourget, gli americani di Boeing hanno siglato quattro memorandum d’intesa con altrettanto vettori cinesi e uno col tour operator tedesco Tui, per un totale di 121 nuovi aerei, il cui controvalore complessivo è pari, a prezzi di listino, a 13,7 miliardi di dollari.
Non solo: Boeing ha approfittato del salone per alzare le previsioni di mercato da qui al 2035. Nei prossimi 20 anni il produttore americano pensa che la domanda globale di aerei sia destinata a salire a 39.620 veivoli (il 4% in più di quanto stimato un anno fa), per un controvalore complessivo di 5.900 miliardi di dollari. Alla base di queste cifre vi è la fiducia di Boeing che il traffico passeggeri, nonostante la Brexit, nonostante le incertezze circa la tenuta della crescita nei paesi emergenti come pure in quelli sviluppati, nonostante il rischio attentati, continui a crescere nelle prossime due decadi di un 4,8% medio annuo. Quanto alla localizzazione, la domanda dovrebbe provenire in particolare dall’Asia (a conferma degli ordini summenzionati), con oltre 15 mila nuovi aerei, Nord America (dove saranno venduti altri 8.300 aerei) e solo in ultima battuta Europa (7.500 aerei).
Il produttore europeo Airbus dal canto suo ha fatto anche di meglio: ha siglato ordini per 123 aerei, per un valore di 15,7 miliardi. Tra oggi e domani potrebbe inoltre essere annunciato un ulteriore ordine da parte di AirAsia che secondo indiscrezioni potrebbe ordinare 100 A321neos, un contratto che da solo varrebbe 12,6 miliardi di dollari e forse l’indiana SpiceJet che starebbe valutando se scegliere 100 B737 o altrettanti A320, anche se la decisione potrebbe slittare ancora di alcune settimane.
Nel settore dei jet regionali, ATR, la joint venture tra Airbus e Leonardo-Finmeccanica, ha aggiornato le proprie previsioni e ora vede per i prossimi 20 anni una domanda di 2.800 nuovi veivoli, di cui conta di assicurarsi la parte più consistente con vendite attese attorno ai 100 veivoli l’anno (contro gli attuali 88 veivoli) già a partire da quest’anno e per i prossimi 20 anni, anche se difficilmente rivali come Bombardier staranno a guardare. Anche ATR vede l’Asia, ed in particolare India e Cina, come i principali mercati in crescita nelle prossime due decadi, insieme all’America Latina, e ha fatto sapere di avere la capacità produttiva per salire a 120 aerei prodotti all’anno, se il mercato dovesse crescere più delle previsioni.
Raffica di novità anche in casa Leonardo-Finmeccanica, dopo la lettera di Boeing con cui il 15 giugno scorso il produttore americano si era lamentato circa l’asserita non conformità ai livelli di qualità previsti dal contratto di fornitura delle sezioni di fusoliera per i B787 prodotte nello stabilimento di Grottaglie (Taranto), oltre che per i ritardi nella consegna delle stesse, critiche a cui l’amministratore delegato del gruppo, Mauro Moretti, aveva subito risposto dichiarandosi pronto a revisionare la catena di fornitori delle produzioni in esame.
A Farnborough il gruppo italiano, sul cui titolo gli analisti di Kepler-Cheuvreux come pure di SocGen hanno appena confermato il proprio “buy” (acquistare), i primi con un target price di 13 euro per azione, i secondi di 15 euro (contro i circa 9,73 euro delle quotazioni attuali) ha ribadito il forte interesse notato per l’addestratore militare M-345, anche nella sua versione armata, il cui primo volo è atteso entro l’anno e le prime consegne sono fissate per il 2018. L’ordine di lancio potrebbe giungere a breve dall’Aeronautica Militare italiana, con 5 addestratori, mentre dal salone giunge la conferma della sigla di un ordine per due velivoli di sorveglianza marittima Beechcraft King Air 350ER equipaggiati con sistemi di missione e sensori ad un cliente africano di cui non è stato fatto il nome.
Siglata anche una partnership strategica di oltre 10 anni con il Ministero della Difesa inglese per il quale il gruppo italiano continuerà a supportare gli elicotteri Merlin e Wildcat fino al 2030 e la flotta di Apache per i prossimi otto anni. Il contratto vale in tutto 3 miliardi di sterline nel periodo. Sembra invece sfumata la maxi commessa da 2,3 miliardi di dollari per fornire a Londra altri 50 elicotteri da combattimento Apache Ah-64 di produzione americana (Boeing), ma Londra non ha ancora annunciato una decisione ufficiale, quindi le cose potrebbero ancora cambiare.
Dal canto suo Moretti, che ha fatto sapere di non voler interrompere i rapporti, di recente un po' burrascosi, coi russi di Sukoi, ha ribadito di non essere preoccupato a breve e medio termine dalla Brexit, ma che a lungo periodo occorrerà capire se ha senso continuare ad investire in Gran Bretagna, attualmente il secondo mercato per Leonardo-Finmeccanica la cui controllata Westland vede il 30% del fatturato nel Regno Unito. Il settore aerospazio e difesa, ha concluso Moretti, vive di supporto dei governi locali: se la Gran Bretagna non dovesse garantirlo ulteriormente a Westland, Leonardo-Finmeccanica è pronta a rivedere “anche profondamente” le sue scelte di investimento. A buon intenditor, poche parole.